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Beppe Grillo leghista: "Basta Roma, ora le macroregioni"

Andrea Tempestini
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Le alleanze, tra strali e insulti, Beppe Grillo le ha rifiutate tutte, sempre, e chi ha dissentito (si veda la cronaca degli ultimi dei giorni, al pari della cronaca dei primi giorni dei grillini in parlamento) è stato cacciato. Ora, però, se di alleanza ancora non si può parlare, a pieno titolo si può parlare di una vera e propria conversione: il leader del Movimento 5 Stelle è diventato leghista. Già, perché sul suo blog il comico scrive dell'ipotetica suddivisione dell'Italia in macroregioni. Un'idea sposata da Beppe; proprio quell'idea da sempre sostenuta da Gianfranco Miglio, lo storico ideologo del Carroccio, e dal Carroccio stesso. "Perché stare insieme?" - Nel dettaglio, Grillo scrive: "E se domani, alla fine di questa storia, iniziata nel 1861, funestata dalla partecipazione a due guerre mondiali e a guerre coloniali di ogni tipo, dalla Libia all'Etiopia. Una storia brutale, la cui memoria non ci porta a gonfiare il petto, ma ad abbassare la testa. Percorsa da atti terroristici inauditi per una democrazia assistiti premurosamente dai servizi deviati(?) dello Stato. Quale Stato? La parola Stato di fronte alla quale ci si alzava in piedi e si salutava la bandiera è diventata un ignobile raccoglitore di interessi privati gestito dalle maitresse dei partiti. E se domani, quello che ci ostiniamo a chiamare Italia e che neppure più alle partite della Nazionale ci unisce in un sogno, in una speranza, in una qualunque maledetta cosa che ci spinga a condividere questo territorio che si allunga nel Mediterraneo, ci apparisse per quello che è diventata, un'arlecchinata di popoli, di lingue, di tradizioni che non ha più alcuna ragione di stare insieme? La Bosnia è appena al di là del mare Adriatico. Gli echi della sua guerra civile non si sono ancora spenti". La secessione-soft - Una lunga serie di domande, una sfilza di interrogativi al termine dei quali il leader Beppe snocciola la sua personalissima ricetta, che ricalca in toto le tesi sostenute da anni dalla Lega Nord (con Miglio, con Umberto Bossi, con Roberto Formigoni e fino a Matteo Salvini): "Per far funzionare l'Italia - afferma Beppe - è necessario decentralizzare poteri e funzioni a livello di macroregioni, recuperando l'identità di Stati millenari, come la Repubblica di Venezia o il Regno delle due Sicilie. E se domani fosse troppo tardi? Se ci fosse un referendum per l'annessione della Lombardia alla Svizzera, dell'autonomia della Sardegna o del congiungimento della Valle d'Aosta e dell'Alto Adige alla Francia e all'Austria? Ci sarebbe un plebiscito per andarsene". Grillo, insomma, sposa le tesi federaliste del Carroccio. Ne fa in primis una questione di identità, e cita la Repubblica di Venezia, carissima al Carroccio (poi, per par-condicio, anche le due Sicilie). Ma la questione non è soltanto identitaria: Grillo, infatti, scrive chiaro e tondo che le pulsioni secessioniste di Lombardia e Sardegna tra gli altri sono talmente forti che, per evitarle, l'unica soluzione è quella di una secessione-soft, le macroregioni (leghiste), appunto. Salvini: "Benvenuto, Grillo" - A stretto giro di posta è arrivata la risposta della Lega Nord. A replicare ci pensa Salvini, il segretario federale: "Liberi e indipendenti, da Roma e da Bruxelles! Benvenuto Grillo, basta che non cambi idea come su Euro e immigrazione: se dai una mano alla Lega non ci ferma nessuno. E magari comincia a sostenere il referendum per un Veneto Indipendente". E ancora, prosegue Salvini: "Se è coerente, Grillo sosterrà il referendum per l'indipendenza del Veneto e quando in Lombardia chiederemo lo statuto speciale ci sosterrà". Il leader leghista aggiunge che il Carroccio "da vent'anni fa battaglie per l'autonomia". Ci sta anche il leader pentastellato? "Meglio tardi che mai, ma non vorrei che essendo in difficoltà, Grillo inseguisse la Lega". Il segretario esprime poi l'auspicio che quelle di Grillo "non rimangano solo parole, perché a parole i grillini erano contro l'immigrazione clandestina, e poi hanno votato contro il reato, a parole erano contro l'euro poi è rimasta solo la Lega. Se non saranno solo parole - conclude Salvini - sarà una battaglia comune, perché è certo che se mettiamo insieme le forze da questo punto di vista non ce n'è per nessuno". Asse Lega-grillini in vista? Possibile (almeno a parole). Ora si attendono gli strali e le urla di Grillo (o di chi per lui...).

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