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Jobs Act, Irap e Irpef, Camusso (Cgil): "Renzi faccia come diciamo noi o sarà mobilitazione"

Giulio Bucchi
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Il metodo Cgil colpisce anche Matteo Renzi. Proprio nei giorni caldissimi in cui il governo rischia di spaccarsi sul "derby" tra taglio dell'Irpef e taglio dell'Irap, è il comitato direttivo del sindacato "rosso" guidato da Susanna Camusso a lanciare un diktat al premier su tasse e lavoro: "Se le nostre richieste non saranno accolte e si andrà in direzione contraria, siamo pronti alla mobilitazione". In altre parole: Renzi faccia quel che dice corso Italia o sarà sciopero generale.  L'avvertimento di Squinzi - La questione è complicata e pare difficile che il premier si faccia tirare la giacchetta solo da un soggetto, visto che anche Confindustria per bocca del presidente Giorgio Squinzi ha già avvertito che "non si faranno sconti" nel caso in cui il governo preferisca destinare 10 miliardi al taglio dell'Irpef (con coperture difficili da trovare tra spending review e rientro dei capitali dalla Svizzera), regalando da 80 a 100 euro in busta paga ai lavoratori dipendenti, piuttosto che al taglio dell'Irap dando una mano, subito, alle imprese italiane. Le condizioni della Camusso - Ma è qui che la Camusso alza l'asticella: la Cgil non vuole solo un'intervento per sforbiciare l'Irpef (fin qui, tutto prevedibile), ma detta condizioni precise e molto più dettagliate. Innanzitutto, chiede un intervento sugli ammortizzatori sociali "inclusivo e universale". Su Fisco e Irpef, in particolare, non basta un taglio generale delle aliquote perché, sottolinea il sindacato, il rischio è quello di "premiare gli evasori". Serve, viceversa, un intervento mirato sulle detrazioni per garantire entrate sicure per lavoratori e pensionati. Come andrà a finire si scoprirà mercoledì prossimo, quando Renzi presenterà il tanto atteso Jobs Act: allora capiremo se il piano lavoro del segretario Pd sarà sopravvissuto alla guerra di veti e ricatti incrociati, soprattutto a sinistra. La "mossa elettorale" di Renzi - Per ora, il premier e il suo braccio destro Graziano Delrio sembrano intenzionati a favorire il taglio dell'Irpef a quello dell'Irap. Squinzi ha definito l'ipotesi una "scelta elettorale" e di certo non sbaglia. D'altronde, Renzi aveva inserito l'idea nel suo manifesto per le primarie democratiche e centrare l'obiettivo (che come detto si tradurrebbe in 100 euro in più in busta paga per i lavoratori dipendenti) dopo un mese dal suo approdo a Palazzo Chigi potrebbe essere un ottimo biglietto da visita da rigiocare quando si tornerà alle urne (già a maggio, alle Europee). Senza dimenticare poi che alle imprese andranno già i 2,6 miliardi di "sconti" sanciti dai governi Monti e Letta. Molti nel Pd vorrebbero una scelta fifty-fifty, per non scontentare nessuno. Mossa anche questa di certo non estranea a calcoli elettorali.

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