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Pd, Renzi nomina la Serracchiani vice-segretaria

Ignazio Stagno
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Matteo Renzi commissaria il Pd. Il premier teme che la minoranza interna, quella della sinistra democratica possa tornare alla carica e spodestarlo dalla guida del partito mentre lui è impegnato a palazzo Chigi. Così alla direzione nazionale il premier e segretario del Pd decide di piazzare due fidatissimi sulle poltrone da vicesegretari: Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani. A far discutere di più è la nomina della presidente della regione Friuli Venezia Giulia. Non tutti nel Pd infatti hanno accolto con favore la nomina della Serracchiani. Così Renzi ha ribadito: "La questione della segreteria non può vedere una mancanza di ambizione, la presenza di due vicesegretari, Lorenzo Guerini e Deborah Serracchiani, è una funzione di garanzia, non di polemica interna", ha affermato Renzi. "Se le componenti del Pd hanno voglia di confrontarsi noi siamo pronti da subito, non vogliamo mettere steccati, ma non vogliamo venire meno a impegni presi sul modello partito", ha aggiunto. La scelta di Guerini e Serracchiani è dunque "una scelta di garanzia. Io non presento qui l'ipotesi di segreteria nuova che vogliamo perchè se le componenti della minoranza sono disponibili a parlare di compartecipazione noi ci siamo, altrimenti aspettiamo. Ma intanto Lorenzo e Deborah lavoreranno". "Deve andare in tv?" - Ma qualcuno dell'ala cuperliana mormora: "Se si pensa che sia utile mandarla in tv, bene, ma non c'è nessun bisogno di una nuova nomina". Intanto Renzi porta avanti il suo piano di riforme. Il governo approverà lunedì in consiglio dei ministri il ddl costituzionale sulla riforma del Senato e Titolo V. Il premier ha poi spiegato che la legge elettorale verrà definitivamente approvata dopo il via libera alla riforma costituzionale. "La legge elettorale sarà approvata dopo che il Senato avrà affrontato il ddl costituzionale sull'abolizione del Senato, il titolo quinto e l'abolizione del Cnel. Questo ddl sarà approvato dal governo lunedì, quindi nel mese di marzo come eravamo rimasti d'accordo". Poi, sempre intervenendo alla direzione democratica, Renzi sulla rifroma del lavoro contestata dai sindacati e da una parte del Pd ha affermato: "Leggo discussioni e ultimatum sul lavoro, che capisco poco. Non è una parte a piacere, il pacchetto sta insieme. I contratti a termine e l'apprendistato sono due punti intoccabili della nostra proposta. Non sono due temi a piacere". A questo punta arriva una bordata a Grillo: "M5s è in difficoltà, è in ricorsa rispetto a noi perché insegue sui temi su cui prima aveva una primazia e ora non più. Loro parlano e noi risolviamo".  Programma demagogico - Infine arriva la confessione. Le sue proposte finora sono state dettate dalla demagogia: "Un pezzo di popolazione, non solo i meno abbienti, a cui cerchiamo di restituire un po' di fiato. Facciamolo un lavoro su queste cose, perché gli ottanta euro sono un pezzo fondamentale che demagogicamente ma anche realisticamente possiamo presentare così: stiamo togliendo a chi in questi anni ha pagato poco e restituiamo a chi ha pagato troppo". E sulle auto-blu, Renzi conferma il suo piano demagogico: "Stiamo facendo le cose che abbiamo promesso. Dalla vendita delle auto blu, che ha anche una componente demagogica. Non si risanano i bilanci dello Stato vendendo le auto blu, ma ne abbiamo di più degli altri paesi europei".

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