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Forza Italia, Romani: "Serve un nuovo incontro Renzi-Berlusconi"

Ignazio Stagno
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Tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi cala il gelo. Da un pò di tempo l'asse Cav-rottamatore rischia di saltare. I motivi sono chiari: le riforme promesse da Renzi su legge elettorale e sul Senato non coincidono con quanto deciso nel vertice del Nazareno lo scorso febbraio. Forza Italia senza usare giri di parole parla di "patti violati" da parte di Renzi. E così il capogruppo al Senato, Paolo Romani lancia l'idea di un nuovo incontro Renzi-Silvio per decidere le nuove mosse e soprattutto per richiamare all'ordine il rottamatore. "Invertire Italicum e ddl sul bicameralismo non era nei patti. Penso che ci potrebbe essere un altro incontro tra Renzi e Berlusconi", ha affermato Romani in un'intervista a Repubblica. Matteo Renzi dopo l'incontro al Nazareno col Cav è stato letteralmente fucilato a sinistra salvo poi avere il semaforo verde per andare a palazzo Chigi. Un nuovo incontro - Un secondo incontro potrebbe scatenare una guerra interna al Pd che minerebbe abbastanza anche la tenuta dell'esecutivo. Ma Renzi non ha scelta. Le riforme vanno fatte col Cav. Il nodo da sciogliere riguarda la riforma del Senato. "Abbiamo riunito alcuni dei nostri senatori ed elaborato una proposta, che completeremo entro martedì. Il principale problema che abbiamo identificato riguarda l'elezione del Senato", spiega Romani. "Nel gruppo è emersa, a larga maggioranza, la volontà che sia diretta, a suffragio universale e con metodo proporzionale. Ogni Regione che va al voto per i consigli, vota anche i suoi rappresentanti per il Senato".  Le condizioni - Il Senato, prosegue Romani, "avrà alcune competenze esclusive: i ddl sulla perequazione delle risorse finanziarie e la legislazione concorrente residua. Quanto alle competenze collettive con la Camera, immaginiamo la revisione della Costituzione, la ratifica dei trattati internazionali, la legge elettorale, l'approvazione dei bilanci dello Stato. Può riguardare anche la legge di stabilità". Tuttavia "la fiducia la vota solo la Camera". Insomma se Renzi non dovesse accettare un nuovo vertice con Silvio, o se dovesse andare avanti nelle riforme senza tenere in considerazione le proposte di Berlusconi il governo rischia di arrivare al capolinea ben prima del 2018. L'avvertimento di Toti - Intanto Giovanni Toti avvisa Renzi: "Aspettiamo di vedere il testo di Renzi, ci siamo impegnati a fare tre riforme: legge elettorale, Senato e Titolo V e continuiamo a essere convinti che queste siano le riforme che servono al Paese. Non accetteremo un testo a scatola chiusa ovviamente. Sulle riforme non abbiamo nulla da imparare da Renzi, le abbiamo chieste prima di lui e fatte prima di lui. Siamo pronti a continuare a collaborare per le riforme su cui si è impegnato il presidente Berlusconi, ma non su un testo preconfezionato dalla direzione del Pd", continua, "Renzi mi sembra abbia preso il vizio della democrazia sovietica o post sovietica di decidere nella direzione del suo partito di dire cosa deve fare il cdm dopo aver dato le indicazioni in una sede di partito e di portare i testi alle Camere 'prendere-o-lasciarè: su questo non ci staremo mai". 

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