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Senato, Pietro Grasso contro Renzi: "No all'abolizione, i senatori devono essere eletti"

Giulio Bucchi
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Nessuno tocchi il Senato. E' il consiglio, un po' minaccioso, di Pietro Grasso a Matteo Renzi affidato a una corposa intervista su Repubblica. Non sfugge il corto circuito: il presidente del Senato in carica che chiede al premier di rivedere la propria idea di riforma di Palazzo Madama. Secondo la proposta di Renzi, la "camera alta" dovrebbe essere composta solo da rappresentanti delle regioni e delle autonomie locali, senza più elezione diretta dei senatori. Ipotesi che non piace affatto a Grasso, che si autodefinisce "l'ultimo dei mohicani" nella lotta "per rendere più efficiente il Senato". E non è un caso che lo stesso giorno, ma sul Corriere della Sera, l'ex premier Mario Monti (oggi senatore a vita) rivolga qualche consiglio a Renzi sotto forma di lettera-riflessione. La risposta di Renzi non si è fatta attendere. Intervistato dal Tg2, il premier tira dritto: "Capisco le resistenze, ma la musica deve cambiare. La nostra proposta rispetta la Costituzione, i politici devono capire che se per anni hanno chiesto di fare sacrifici alle famiglie ora i sacrifici li devono fare loro". Domani, lunedì 31 marzo, in Consiglio dei ministri verrà formalizzata la proposta del ddl costituzionale. Oltre all'abolizione del Senato e il superamento del bicameralismo perfetto è in agenda anche abolizione del Cnel e revisione del titolo V della Costituzione.  "Ecco i compiti del Senato" - La distanza con Grasso è notevole. "Immagino un Senato composto da senatori eletti dai cittadini contestualmente alle elezioni dei consigli regionali, e una quota di partecipazione dei consiglieri regionali eletti all'interno degli stessi consigli - spiega il presidente del Senato a Repubblica -. Per rendere più stretto il coordinamento tra il Senato così composto e le autonomie locali, prevederei la possibilità di partecipazione, senza diritto di voto, dei presidenti delle Regioni e dei sindaci delle aree metropolitane". Secondo Grasso, i senatori eletti direttamente dai cittadini dovrebbero essere "almeno un centinaio, a cui sono delegate funzioni legislative e di controllo di rilievo". Secondo l'Unità, di queste cose Grasso ha parlato non solo ai giornalisti, ma anche al ministro delle Riforme Maria Elena Boschi la scorsa settimana a palazzo Giustiniani. Segno che le resistenze a Palazzo Madama ci sono eccome, e partono da molto in alto.  "Tagliamo deputati e indennità" - Oltre alla questione dei rappresentanti eletti, Grasso apre il capitolo delle competenze: "Il Senato non dà la fiducia, non si occupa di leggi attuative del programma di governo, né di leggi finanziarie e di bilancio - propone il presidente -, oltre a tutte le questioni di interesse territoriale dovrebbe occuparsi delle leggi costituzionali o di revisione costituzionale, di legge elettorale, ratifica dei trattati internazionali, di leggi che riguardano i diritti fondamentali della persona". E sul tema della riduzione dei costi, Grasso lancia la sua idea: "Diminuendo di un terzo il numero dei parlamentari tra Camera e Senato, e riducendo le indennità, si otterrebbe un risparmio ben superiore a quello che risulterebbe, dalla sostituzione dei senatori". 

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