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Silvio Berlusconi vuole rinegoziare il patto con Matteo Renzi

Andrea Tempestini
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Una voce di cui già sabato vi avevamo dato conto. Una voce che, come scrive l'Huffington Post, trova ulteriori conferme alla luce di quanto successo nelle ultime ore. Silvio Berlusconi vorrebbe un nuovo faccia a faccia con Matteo Renzi, il premier che complice la rivolta contro la riforma del Senato si trova giù in una tempesta. Già, perché i patti stretti tempo fa con il Cavaliere "non erano questi". Lo hanno spiegato, chiaro e tondo, Renato Brunetta e Paolo Romani in una nota congiunta. Il punto è che il Pd, ora, vuole prima riformare il Senato, e soltanto dopo si penserà all'Italicum. Peccato però che con Forza Italia l'ordine stabilito fosse differente. E senza i voti azzurri, la strada di Renzi è impraticabile per una riforma di rango costituzionale. Non a caso, in un comunicato, Silvio Berlusconi avverte: "Noi rispetteremo fino in fondo gli accordi che abbiamo sottoscritto e siamo pronti a discutere tutto nel dettaglio, senza accettare testi preconfezionati, ma lavorando insieme per costruire le riforme migliori per il Paese". Un nuovo faccia a faccia - Quello di Brunetta e Romani prima, e del Cav poi, assume in tutto e per tutto i contorni di un richiamo al premier. Un "avvertimento": o i patti vengono rispettati, oppure l'accordo salta e, di conseguenza saltano anche i piani di Renzi. Berlusconi, però, non vorrebbe rompere. Ma alla luce di quanto sta accadendo ritiene un chiarimento necessario. Un nuovo incontro per siglare un nuovo "patto". Un faccia a faccia, ancora al Nazareno, e prima del 10 aprile, il giorno in cui Berlusconi verrà privato della libertà: il tribunale è chiamato a decidere sull'affidamento ai servizi sociali oppure sugli arresti domiciliari. Il Cav non è disposto ad appoggiare a tempo indefinito un governo che pare già nel guado. Men che meno è disposto a concedere un tempo extra a Renzi, che ora è tentato dal far slittare la riforma elettorale (senza la quale, di fatto, si blinda a Palazzo Chigi). "Quando Renzi ha capito che al Senato non gli avrebbero fatto passare l'Italicum - avrebbe spiegato il Cav ai suoi - ha messo la riforma in coda". Padre della patria - L'accordo, però, non è saltato solo sulla riforma elettorale. Il piano del premier, infatti, rischia di essere compromesso anche per quel che riguarda il fronte della riforma di Palazzo Madama. La levata di scudi - tra Pietro Grasso, minoranza Pd, parti della maggioranza e intellettuali assortiti - dimostra che la sostanziale abolizione dell'aula del Parlamento è, oggi, una chimera. Difficile, dunque, credere che la riforma faccia ancora parte dell'accordo. Ne segue che, ora, alla prima gorssa difficoltà di Palazzo Chigi, Forza Italia decide di attaccare, sposando la linea dura. Se Renzi vuole ancora contare sul patto con Berlusconi, il patto lo dovrà rinegoziare. Il Cav, infatti, nonostante la prossima privazione della libertà personale, non vuole abbandonare il ruolo di "padre della patria", non vuole insomma rinunciare al merito di aver contribuito alle riforme. Se dal Nazareno non arrivassero segnali distensivi, per Palazzo Chigi la diventerebbe molto, molto più dura.

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