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Pd, Vannino Chiti: ecco il ddl per salvare il Senato

Andrea Tempestini
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La riforma del Senato, per Matteo Renzi, sarà una lunghissima e difficilissima corsa a ostacoli. L'opposizione è trasversale, e si è manifestata con rapidità fulminea. Ma per il premier, l'opposizione più dura, viene dal suo stesso partito. Non è certo un mistero, ma ora la contrarietà dei democrat sta per finire nero su bianco: a Palazzo Madama sarà depositato un disegno di legge a firma del Pd Vannino Chiti, già sottoscritto da altri venti senatori democratici, per modificare - profondamente - il testo. Il dl è stato partorito nel corso dell'ufficio di presidenza del Pd che si è riunito nel pomeriggio. Strada tutta in salita, dunque. I tempi - Da parte sua, il ministro Maria Elena Boschi, dopo aver assistito alla levata di scudi, non esclude possibili ritocchi al testo. A patto però che non si deroghi sui tempi, nonché sui principi cardine della riforma. Il problema, però, è che i democratici sono spaccati in primis sull'eleggibilità dei prossimi membri del Senato: per il premier non devono essere eletti, per ampi settori del Pd, al contrario, i senatori dovranno ottenere uno specifico mandato popolare. Renzi continua a puntare a una prima lettura del testo entro il 25 maggio, ma la deadline, ora, sembra ancor più difficile da rispettare. Pallottoliere - Tra i più fieri oppositori della riforma di Palazzo Madama, oltre ai grillini che minacciano l'ostruzionismo, c'è Pippo Civati e la sua corrente (meno radicale l'opposizione dei bersaniani). Inoltre i malumori e le oscillazioni di Forza Italia rendono ancor più nebulosi gli orizzonti. In un contesto scivolosissimo, l'occhio non può che cadere al pallottoliere: al Senato, proprio quel Senato che Renzi vuole abolire, il governo regge grazie a una manciata di voti. In pura linea teorica, già le defezioni di chi ha sottoscritto il testo di Vannino Chiti, potrebbero far finire in minoranza l'esecutivo.

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