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Ci legge, ma non ci capisce: querela "Libero" per un pezzo ironico

Romano Prodi

L'ex premier si infuria per il pezzo sul presunto allarme dei servizi italiani per i rapporti di Romano con la Cina

Andrea Tempestini
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di Franco Bechis Quando si fa ironia e si riceve in cambio una minaccia di querela, o non ci si è fatti capire o chi querela ha scarso spirito. Diciamo che il colpevole sono io, che ho cercato - evidentemente senza farmi capire da Romano Prodi - di ironizzare sul presunto allarme dei servizi italiani in un rapporto rivelato da Repubblica a proposito dello sbarco a Milano dell'agenzia cinese di rating Dagong. Questa apertura di uffici che dovrebbe avvenire entro la prossima primavera viene descritta con toni da tregenda dagli 007 italiani, come dovessero calare i cosacchi sull'Italia. Ho ricordato agli 007 che Dagong ha come principale consulente (ne hanno scritto tutti i giornali in tutto il mondo e per primo il China Daily) proprio Romano Prodi, un tipo che potrebbe sembrare un cosacco ogni tanto da come si veste, ma che è pur sempre stato presidente del Consiglio italiano e perfino presidente della commissione europea. È naturale che con il suo profilo Prodi possa essere il consulente più ascoltato dalla Dagong quando si tratta di decidere investimenti in Italia. Non credo che per il professore bolognese questo possa essere un'offesa, visto che è un mestiere da lui esercitato per anni come consulente delle più grandi banche di affari internazionali. Nell'articolo ironizzavo per altro sullo stesso allarme degli 007 italiani: dovrebbero avere cose più importanti da fare che stare lì a mettere insieme rassegne stampa sulle acquisizioni cinesi di questi anni. Se a loro preoccupa la Dagong di cui è consulente Prodi, il professore dovrebbe cercare di convincerli del contrario, e se fosse il caso querelare i servizi segreti italiani e non Libero, che si è limitato a riportare il loro scritto, già pubblicato da Repubblica (come citato).  

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