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Napolitano, Renzi, Pd: cosa succede se Grillo prende il 30%

Matteo Legnani
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Alle elezioni mancano ancora dieci giorni, ma nel Partito democratico c'è già chi sta facendo i conti. Sono le "minoranze", pronte a mettere Matteo Renzi sul banco degli imputati. Non tanto, come spiega il sito dagospia.com, per il risultato che otterrà il Pd. Ma per quello che potrebbe ottenere Beppe Grillo. Gli ultimi sondaggi, infatti, davano il partito di maggioranza relativa sopra il 30%. Complice, però una in questi termini (20%) inattesa debolezza di Forza Italia, Grillo potrebbe "pericolosamente" avvicinarsi a quella soglia, al punto che alcune consultazioni demoscopiche lo davano addirittura un paio di punti sotto il partito guidato da Matteo Renzi. Il quale, il 26 maggio, potrebbe trovarsi in grosse difficoltà nello spiegare il boom populista. Le varie minoranze del Pd gli imputerebbero una responsabilità oggettiva per l'essere il premier il primo responsabile dei populismi attraverso le politiche attuate dal governo; e una responsabilità soggettiva individuabile nell'accordo sulle riforme con Silvio Berlusconi, che potrebbe spingere una parte di elettori del pd verso l'antipolitica. Il boom di Grillo potrebbe quindi costare a renzi la segreteria Pd. Oltre al fatto che, difficilmente, con i 5 Stelle intorno al 30% è ipotizzabile un ritorno alle urne nel 2015. Non va dimenticato, infatti, che l'Italicum è stato messo a punto sull'ipotesi di un testa a testa Pd-Forzza Italia. E un Grillo saldamente al secondo posto potrebbe rimescolare pure le carte della riforma della legge elettorale. Non bastasse, il risultato dei 5 Stelle avrebbe conseguenze pure al Quirinale: nell'accettare il secondo mandato da presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano aveva infatti specificato che sarebbe rimasto in carica fino a quando l'Italia fosse stata "davvero in sicurezza". Scenario poco compatibile con quello di un Movimento 5 Stelle che incalza il Pd. E secnario nel quale Napolitano resterebbe saldamente al suo posto.

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