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Il sondaggio Tecnè per Tgcom 24 sulla fiducia nelle istituzioni

Ignazio Stagno
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Mancano circa 10 giorni al voto delle europee. Sui sondaggi è calato il silenzio. Per due settimane prima dell'appuntamento con le urne è vietata la pubblicazione delle rilevazioni sui consensi ai partiti. Ma altri sondaggi e altri dati inquietano i partiti e cercano di spiegare il clima che si respira nel Paese alla vigilia di un voto decisivo per il futuro del governo come quello per il rinnovo dell'Europarlamento di Strasburgo. L'istituto Tecnè per Tgcom24 ha registrato i dati sulla fiducia degli italiani nelle istituzioni locali, regionali, nazionali ed europee. I numeri parlano chiaro: gli italiani non si fidano più della politica e soprattutto delle sue istituzioni. Crolla la fiducia nelle istituzioni - Solo il 37 per cento si fida delle amministrazioni comunali e il 62 per cento invece si dichiara completamente sfiduciato dalla gestione della cosa pubblica sul proprio territorio. La percentuale di sfiduciati cresce se si considerano le istituzioni Regionali. Sui governatori e i consigli 79 italiani su 100 non hanno fiducia. Mentre un 20 per cento continua a fidarsi. Sul fronte nazionale per i partiti è una Caporetto totale. Solo l'85 per cento si fida di palazzo Chigi, Colle, Montecitorio e Palazzo Madama. Il 14 per cento invece continua ad aver fiducia nelle istituzioni nazionali. Infine, per quanto riguarda l'Europa, sempre secondo Tecnè 70 italiani su 100 non si fidano di Bruxelles e Strasburgo. Solo il 20 per cento invece crede ancora nel potere dell'Unione Europea e nel rapporto con l'Italia. Chi ci guadagna - Tutti dati questi che aumentano il fronte del'euroscetticismo e che comunque secondo gli esperti potrebbero favorire l'avanzata del Movimento Cinque Stelle, di Lega e Fratelli d'Italia. Infine arriva un altro dato rilevato da Tecnè che allarma soprattutto il governo. Allarme sul governo - La percezione sulla sicurezza del posto di lavoro tra gli italiani, è scesa negli ultimi mesi dal 30 al 17 per cento. Questi numeri parlano chiaro: il Paese non si fida delle ricette economiche del governo e soprattutto della riforma del Lavoro appena varata da palazzo Chigi. Insomma il risultato sul 25 maggio resta incerto. Ma i malumori degli italiani in cabina elettorale si sentiranno tutti. 

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