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Forza Italia, Silvio Berlusconi teme la rivolta nel partito

Andrea Tempestini
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Un giorno cruciale, per Silvio Berlusconi: queste elezioni Europee, per lui, sono forse le più importanti di sempre. In ballo c'è tanto, quasi tutto, a partire dal futuro di Forza Italia. Rinchiuso ad Arcore, il Cavaliere guarda in alto: "Prego". L'ex premier attende con ansia i risultati. Se fossero negativi, molto negativi, dunque inferiori (e magari non di poco) al 20% nel partito potrebbe scattare la rivolta dei colonnelli, dei big di vecchia data, contrari alla nuova gestione, ai Toti e alle Marie Rosarie Rossi. Primo dei riottosi, Raffaele Fico, curiosamente capolista proprio come il suo primo "rivale", Giovanni Toti. Le speranze - Berlusconi però spera che Forza Italia a queste elezioni tenga: 20% dunque, magari qualcosa in più, come se l'addio di Angelino Alfano non ci fosse stato. Se fosse forte di queste cifre, il Cav sarebbe pronto a rimettere insieme la coalizione, da Nuovo Centrodestra alla Lega Nord. "Spero e prego", ripete Silvio. Già, perché queste Europee daranno un verdetto non solo su Forza Italia, ma anche su chi si oppone a Matteo Renzi: si capirà se azzurri, Lega, Ncd e Fdi-An potrebbero competere con la sinistra e i grillini. Le condizioni - In ballo, insomma, c'è anche la sopravvivenza del fronte dei moderati. Servono i numeri, così come serve la voglia di allearsi tra i partiti, e di superare gli attriti personali (si pensi a quelli tra Berlusconi ed Alfano). C'è poi un terzo fattore necessario per ricompattare il fronte: il sistema elettorale, che deve rendere convenietnte l'alleanza. L'Italicum andrebbe bene: il premio di maggioranza alla coalizione che supera il 37% ben si sposerebbe con una eventuale e futuribile alleanza. Ma l'Italicum, ad oggi, è soltanto un progetto, un'idea. Se si votasse ora, l'Italia andrebbe alle urne con il "Consultellum"...

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