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M5s, terremoto: il documento dei grillini che fa infuriare Grillo e Casaleggio

Andrea Tempestini
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Dopo il flop alle elezioni Europee il Movimento 5 Stelle rischia di esplodere. Le notizie filtrano con lentezza. Ma filtrano. Le ultimissime danno conto della rabbia di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, furiosi per un documento dello staff della comunicazione del M5s che analizza le ragioni della debacle elettorale. Nel testo si chiede una maggior partecipazione in tv e si chiede un ritorno allo streaming, chiave di quella presunta democrazia diretta che pare essere scomparsa (si pensi all'indigesta alleanza con l'ultranazionalista Farage, decisa da Beppe e Gian e soltanto da Beppe e Gian). Inoltre il documento chiede di costituire una squadra di governo. "Se si decide di voler raggiungere il 51% allora bisogna adeguare il messaggio" ricorrendo agli strumenti appropriati. Ed eccoli, gli strumenti: "Tv in prima istanza" e "declinare il messaggio". Sullo streaming, oggi finito quasi nel dimenticatoio, si ricorda: "I parlamentari devono tornare a confrontarsi su temi pratici e concreti. E farlo in streaming, in modo da interessare quelle fette di popolazione destinatarie del lavoro parlamentare o dell'attività di governo". "Non credono in noi" - Il documento si compone di quattro capitoli: "Intro", "Fuori", "Dentro" e "Possibili soluzioni". Ma la critica più dura è quella riservata alla percezione che l'Italia ha del M5s. Si legge: "Non siamo da governo. Ciò che i parlamentari hanno percepito è stato l'atteggiamento di sfiducia nei loro confronti. Seppur elogiati per il loro impegno, i parlamentari del M5S non sono ancora percepiti come affidabili. Si ritengono poco concreti (la battaglia sul 138 l'hanno capita ben poche persone). Mancano di umiltà e a volte sono percepiti come saccenti". Dunque lo staff comunicazione indica una via d'uscita, chiede proprio di "uscire fuori", ossia di "organizzare stati generali tematici, entrare nelle università, nei luoghi di lavoro e lasciar perdere le agorà. Andare a presentare denunce e proposte direttamente ai destinatari. Aprirsi, prendersi le piazze mediatiche degli altri". Si sottolinea: "Per far percepire l'affidabilità e il costruttivismo del gruppo non si possono più fare solo denunce senza essere affiancate da proposte e soluzioni. Se non si ha una soluzione a un problema non lo si può denunciare". Dunque, come accennato, si suggerisce di presentare "una squadra di governo" che possa concretizzare le idee. La tesi è che "il MoVimento non è crollato, ma Renzi ha stravinto, con percentuali senza precedenti nella storia della Repubblica se si escludono i risultato della Dc del dopoguerra, ai tempi della legge truffa". La rabbia dei leader - Parole durissime, quelle dello staff comunicazione, che hanno letteralmente fatto infuriare Grillo e Casaleggio. In particolare la stizza dei leader è dovuta alla richiesta di una maggiore presenza in tv. Proprio l'opposto di quanto suggerito dal guru Casaleggio, che dopo il flop elettorale aveva chiesto una minore presenza sul piccolo schermo. Casaleggio, inoltre, non avrebbe voluto che fosse costituito il quartier generale a Roma del M5s, nel quale sono stati attesi i risultati del voto: "Troppa attenzione mediatica", ha sottolineato. Proprio quell'attenzione mediatica dalla quale i grillini sono stati sopraffatti man mano che si delineavano le proporzioni della sconfitta. Ad acuire la tensione si aggiunge la battaglia tra lo staff comunicazione della Camera e quello del Senato: i primi avrebbero elaborato l'analisi del voto senza consultare i secondi. Nicola Biondo, capo ufficio stampa a Montecitorio del M5s, raggiunto telefonicamente dal Corriere della Sera, non ha risposto: "No comment, ho sentito Casaleggio più volte oggi". Gli altri fronti - Resta poi l'altro fronte caldo. Anzi caldissimo: quello dell'alleanza con Farage senza consultare la base. Giulia Sarti, per esempio, spiega a La Stampa: "Appena ho saputo dell' incontro di Grillo con Farage ho pensato: perché l'Ukip? La sua campagna elettorale l'ho schifata più ancora di quella della Le Pen. Poi se il Movimento facesse un gruppo con l' Ukip, saremmo anche costretti, noi qui in Italia, a votare contro le loro posizioni in Europa, ad esempio sull' immigrazione". E ancora: "Quello che io di sicuro non accetterei mai è di stare sotto di loro, cioè che i nostri debbano prendere indicazioni dall' Ukip". In parallelo resta aperto lo strappo con Federico Pizzarotti, sindaco di Parma e considerato da molti fedelissimi ormai fuori dal Movimento. Infine delle note di colore, che però danno idea del dissennso che cova nel M5s: viene criticato anche il look elettorale di Casaleggio, "inquietante con quel cappellino" (che anche Grillo ha sfottuto nel video dopo il voto: "Ora Casaleggio è in analisi per capire perché lo ha indossato"). Altri spunti polemici: l'avanzata nella nomenklatura di Davide Casaleggio, figlio del guru, e le sparate di Roberta Lombardi (ad Avvenire ha dichiarato: "Sui palchi o in tv ci vanno Di Battista, Morra, Di Maio o la sottoscritta semplicemente perché siamo più bravi. Magari Curro' e Rizzetto avranno altri talenti, ma io non li conosco"). Polveriera a 5 Stelle. Grillini (già) allo sbando.

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