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Forza Italia oggi vertice di presidenza, ma Silvio Berlusconi non ci andrà

Giovanni Ruggiero
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I risultati ai ballottaggi lo dicono chiaro e tondo: il centrodestra vince a Padova, Potenza, Perugia e in tutte quelle città dove ha corso unito e rinnovato. L'analisi del voto il giorno dopo il secondo turno delle amministrative vede un agguerrito Silvio Berlusconi, descritto da chi ha potuto parlarci un po' a metà tra il rabbioso e il determinato a resettare tutto - altro che formattazioni - per ripartire con una sorta di "rivoluzione interna" in tempi brevi. Non oggi, comunque, quando sono in programma due riunioni "tecniche" per l'approvazione dei bilanci con il summit del parlamentino ex Pdl e dell'ufficio di presidenza. Qualcuno dei più turbolenti nel partito potrebbe cogliere l'occasione di sfoderare la spada e chiedere la conta interna, ma Berlusconi, dicono quelli a lui più vicini, di questo non vuole neanche sentir parlare. Fare presto - In Forza Italia sembra convinzione diffusa che una soluzione alla situazione di empasse vada trovata al più presto. Il come è però quel che continua a creare le divisioni interne sempre più evidenti fuori dal partito. Per Raffaele Fitto e gli azzurri a lui vicini (tra cui Mara Carfagna e Renata Polverini) l'unica strada percorribile è rinnovare partendo dal basso, attraverso primarie a tutti i livelli. Per il cerchio magico berlusconiano (Giovanni Toti, Francesca Pascale e Maria Rosaria Rossi su tutti), invece, le primarie sono solo la scusa per lanciare l'Opa sul partito e rottamare Berlusconi. Guardate Renzi - Dipendesse dal leader di FI, secondo più di un fedelissimo, l'unica cosa da fare sarebbe un drastico colpo di spugna, tanto più dopo i ballottaggi che, in base ad un'analisi a largo spettro, penalizzano Forza Italia soprattutto al nord, dove le ultime inchieste della magistratura hanno coinvolto anche alcuni forzisti. Per l'ex premier il vaso è talmente colmo da convincersi che sia necessaria una linea più dura sul fronte dei corrotti o presunti tali. Nessuna sterzata giustizialista naturalmente, la battaglia garantista rimane la bandiera da seguire così come successo dalla discesa in campo del '94. Si parla più di un giro di vite, che ripulisca l'immagine "offuscata" del partito. L'idea di Berlusconi, raccontano i più vicini, è fare come Matteo Renzi: anche il Pd è coinvolto negli scandali, sostiene la tesi berlusconiana, ma il Presidente del consiglio è stato abile ad apparire come "altro". Fuori le mele marce - É un clima da "questione morale", esclusiva della sinistra fino a poco tempo fa, ora tema invocato da buona parte della base e da chi se ne fa interprete e vorrebbe mettere ai margini di FI le "mele marce". Una linea sposata per esempio dal Mattinale, il bollettino del capogruppo alla Camera Renato Brunetta: "Il garantismo, da cui non deroghiamo - si legge nella newsletter dell'ex ministro - non è un riparo per corrotti e ladri, ma tutela dei diritti senza cui non c'è civiltà". Sulla questione unitaria dice Daniela Santanchè: "Le elezioni amministrative sono state lo specchio del pensiero degli italiani. Non è un caso - ricorda - che i partiti che sono rimasti lontani dalla vicenda Mose siano stati i più avvantaggiati. E sono stati premiati nei territori in cui essi hanno messo da parte le diatribe interne". Finita la campagna pacificata - Passati i ballottaggi, la tregua armata tra Fitto e Berlusconi è ormai agli sgoccioli: l'ex governatore pugliese ha fatto un passo indietro a Napoli, dove in nome dell'unità ha annullato una manifestazione, dopo che i vertici azzurri ne avevano prontamente organizzata un'altra con Toti in contemporanea. Passi per la manifestazione, ma Fitto non cederà su primarie e cambio di passo nel partito. Berlusconi non ha nessuna intenzione di arrivare allo scontro e alla conta interna. Non ha intenzione neanche di creare occasioni utili a imboscate, quindi diserterà le riunioni previste per oggi, prima del parlamentino dell'ex Pdl, per chiudere il bilancio, e poi dell'ufficio di presidenza di FI, che all'ordine del giorno ha rigorosamente l'approvazione del bilancio 2013. Facce nuove - Insiste Berlusconi che sia indispensabile un rinnovamento radicale della classe dirigente del partito. Da un po' è a caccia di volti nuovi e chi gli ha parlato poco dopo i ballottaggi delle ultime elezioni amministrative lo ha sentito più volte citare l'esempio di Andrea Romizi, il giovane avvocato che ha espugnato il comune di Perugia, storicamente roccaforte rossa.

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