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Rosi Mauro attacca Bossi:"In due anni neanche una telefonata ma io..."

Giovanni Ruggiero
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Sono più di due anni che tace il telefono dell'ex vicepresidente leghista del Senato Rosi Mauro. La Procura di Milano la ha assolta dopo quasi 30 mesi di indagini sul caso Belsito. La sindacalista del Sinpa, il sindacato una volta legato alla Lega, era accusata anche di aver comprato i diamanti dall'Africa con i soldi del partito, ha resistito alla vicepresidenza a palazzo Madama convinta della sua innocenza, come racconta in un'intervista a Panorama.it mentre tutto il partito, a partire dal segretario dell'epoca Roberto Maroni, le urlava di dimettersi. Nessuna telefonata - Se ogni tanto squilla il telefono della Mauro è solo per le telefonate dei pochi veri amici e militanti leghisti che non se ne sono mai allotanati. Il cerchio magico ha esaurito il suo incantesimo, dopo che la Mauro ne è stata un pilastro indispensabile, tanto da farle guadagnare da Umberto Bossi quello che a suo modo era un complimento: "Tu per me sei un vero uomo" diceva alla sindacalista il Senatur, eclissatosi come tutti gli altri nomi noti della Lega, compreso il suo ex collega al comune di Milano e oggi segretario leghista Matteo Salvini: "Nessuno di loro mi ha chiamata - dice al sito di Panorama - né ora né in questi orribili due anni e due mesi". Che ci sia stata una regia dietro le accuse di Belsito alla "badante", dai più vista male anche per le origini salentine, lei stessa non può escluderlo: "Qualcuno dice che non è stato un complotto, io oggi continuo a dire: è stato un compltto. E questa è la cosa che mi provoca dolore". Il cerchio - Secondo la Mauro il cerchio magico era un'invenzione giornalistica, è vero anche, le ricorda Panorama, che è riuscita a non dimettersi dalla carica in Senato fino alla fine, resistendo anche alla visione in diretta a Porta a Porta del congresso leghista con le ramazze verdi agitate da Maroni, con la presenza anche di Bossi piangente: "Mi dissi: addesso mi sveglio - continua la Mauro - perché questo è un incubo". Da vice di Renato Schifani ha concluso la legislatura, è stata espulsa all'unanimità dal partito e dopo poco il suo sindacato non solo l'ha riconfermata segretario, ma senza un voto contrario ha deciso compatto di non avere più nulla a che fare con il partito leghista: "E adesso attendo il decreto di archiviazione". Sorte diversa invece per Umberto Bossi, i figli Riccardo e Renzo e altre sei persone, per le quali è stato richiesto il rinvio a giudizio: "Ho letto le dichiarazioni in cui afferma: siamo innocenti - commenta la Mauro - Io dico: buon per loro, se hanno le prove dimostrerano la propria innocenza, come io ho dimostrato la mia".

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