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Pdl, i nomi chiave delle liste: Cosentino, Papa e Scilipoti

Giulio Bucchi
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Una guerra totale. Silvio Berlusconi e Angelino Alfano contro Denis Verdini e gli impresentabili, Nicola Cosentino, Alfonso Papa ma non solo. La domenica più lunga del Pdl (e oggi si replica) non ha sciolto i dubbi sui candidati, anzi. L'operazione "Liste pulite", fortemente voluta dal Cavaliere ("Altrimenti perdiamo un milione di voti", ripeteva ai suoi i giorni scorsi), si scontra con la resistenza dei diretti interessati, i deputati e senatori indagati e sotto schiaffo della magistratura. Che a loro volta tengono sotto schiaffo il partito, minacciando chi più chi meno di far perdere le elezioni nelle rispettive regioni. Cosentino, sì o no - Innanzitutto, naturalmente, Cosentino. Nick o' mericano, ex coordinatore Pdl in Campania ed ex sottosegretario all'Economia indagato per camorra, è una furia: vuole la ricandidatura "altrimenti vado in galera", e minaccia: "Io vi rovino, vi faccio perdere le elezioni". Una presa di posizione fortissima, dopo che proprio Berlusconi domenica su Sky aveva annunciato un suo "sacrificio". Lo scontro, quasi fisico, avvenuto con Alfano ha fatto rumore così come il pressing costante di Cosentino che secondo le ultime indiscrezioni potrebbe essere reinserito in lista. Questione di calcoli e di equilibri: sondaggi alla mano, il Cav è sicuro che gli impresentabili possano far perdere al Pdl molti voti, addirittura "un milione". Ma altri sondaggi, più freschi, rivelano come in Campania la partita possa essere già chiusa a favore del Partito democratico. Un emorragia di voti per la presenza di Cosentino in lista, insomma, farebbe meno male.  Papa e Milanese - Anche un altro campano, Papa, è arrabbiato: lui in galera ci è andato lo stesso, con il consenso del Parlamento, per l'affaire Bisignani e ora non ne vuole sentire di restare a casa: "Non rinuncio alla candidatura", ripete lottando contro la "svolta giustizialista" degli azzurri. A questa svolta hanno già pagato pegno Marcello Dell'Utri e Claudio Scajola. L'ex ministro ha fatto un passo indietro volontario (più o meno) ma il suo partito in Liguria è in rivolta e minaccia scissioni interne in Regione. Resterà fuori dal Parlamento anche Marco Milanese, ex braccio destro di Giulio Tremonti pure lui in grossi guai giudiziari. Ma è rimasto senza padrini. Se ne andrà, ma senza pendenze giudiziarie, anche Marcello Pera: l'ex presidente del Senato si è detto deluso dal fallimento della rivoluzione liberale del Cavaliere. Tra i seggi blindati, invece, quello di Luigi Cesaro (secondo posto in Campania 1, dietro il capolista Rotondi). Nella stessa regione Michele Pisacane, del Pid, correrà invece nella circoscrizione 2, dove capolista è Mara Carfagna, seguita da Nunzia De Girolamo. Rivolta contro Scilipoti - Anche dall'Abruzzo proteste e acque agitate. Berlusconi e Alfano hanno mosso le tessere del puzzle per candidare (a mo' di ricompensa) i Responsabili che salvarono il governo nel dicembre 2010. Antonio Razzi e Domenico Scilipoti, entrambi ex Idv passati, saranno candidati in regione. E contro il "Re dei Peones" si è scatenato anche il governatore abruzzese Gianni Chodi: "Con queste liste - ha spiegato in una infuocata telefonata a Palazzo Grazioli - rischiamo la debacle. I nostri non faranno alcuna campagna elettorale a sostegno di candidati scelti senza rispettare i criteri di liste pulite e di qualità". E l'idea sarebbe, ora, quella di "dirottare" la candidatura di Scilipoti verso le liste elettorali della Calabria.

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