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Silvio Berlusconi, la furia con i dissidenti di Forza Italia: urla con i suoi

Ignazio Stagno
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Anche i «berlusconologi» con le maggiori anzianità di servizio non hanno dubbi. In venti anni e rotti di vita politica, qualche scissione, molti successi e qualche sconfitta il Cavaliere non era mai arrivato a tanto, non si era mai spinto fino al punto da mandare letteralmente «affanc...» qualcuno dei suoi. Il «fattaccio» è avvenuto ieri nel corso della riunione del leader di Forza Italia con i gruppi parlamentari. L'appuntamento era stato convocato - dietro richiesta di un gruppo di «ribelli», grazie alla mediazione del capogruppo al Senato Paolo Romani - per decidere la linea del partito rispetto alla proposta di riforme istituzionali scritta da Matteo Renzi insieme al Cavaliere. L'ex premier aveva lasciato presagire quale fosse il suo pensiero, ma, per non dare l'idea di essere un leader poco democratico, ha scelto di incontrare comunque i suoi eletti, spiegare come e perché si era convinto a dire sì. Che l'atmosfera non fosse delle migliori i centocinquanta presenti l'avevano intuito dal ritardo con cui il fondatore - solitamente puntualissimo - si è presentato alla riunione, convocata alle 14.30 ma iniziata tre quarti d'ora dopo, nella sede del partito, a piazza San Lorenzo in Lucina. Sul malumore del grande protagonista forse aveva influito l'udienza del processo Ruby che si era svolta ieri mattina. Dopo un veloce speech di Denis Verdini, che, tra l'altro, sostiene che si andrà a votare entro diciotto mesi, ha preso la parola il fondatore. «Sono vent'anni che mi date la vostra fiducia e non l'ho mai tradita; vi chiedo di darmela ancora una volta», ha detto ai suoi, strappando addirittura qualche applauso. «Ci ho riflettuto molto. In questi ultimi giorni vi ho ascoltato in gruppo e anche singolarmente; non è stato facile, ma ho preso la mia decisione: manteniamo fede al patto del Nazareno che abbiamo fatto con il Pd, votiamo sì», ha aggiunto, guardando negli occhi molti dei «ribelli». Erano trenta, ora sarebbero molti meno, ma, comunque, possono far saltare il patto. «Non sono le nostre riforme ideali, lo so bene, ma sono quelle possibili visto che siamo all'opposizione», ha ammesso. Sul perché di quella decisione è tornato anche più tardi, in chiusura del suo intervento: «Se non diremo sì, Forza Italia sarà marginalizzata e Matteo Renzi farà le riforme ugualmente, con il M5s e senza di noi». La paura che ciò accada è così concreta che, per una volta, il Cavaliere non fa leva solamente sulla sua autorevolezza e sul debito di riconoscenza che gli eletti dovrebbero avere nei suoi confronti, ma minaccia provvedimenti disciplinari: «Bisogna smetterla di litigare “nello spogliatoio”, di dare l'idea che siamo un partito diviso. Chi critica Forza Italia in pubblico ci danneggia e va deferito al collegio dei probiviri, che nominerò presto». Quella del «collegio» dei saggi è una delle poche nomine che il Cavaliere non ha ancora fatto da quando, lo scorso novembre, è rinata Forza Italia. In compenso Berlusconi ha elogiato i due capigruppo e se a Paolo Romani ha detto «grazie» per il suo «equilibrio», a Renato Brunetta ha affidato il compito di «fare opposizione alla politica economica del governo». Quando l'intervento del fondatore stava per concludersi è arrivata la sorpresa: «Vi chiedo la cortesia di non dare luogo ad un dibattito, chiudiamo qui la riunione». Chiusa la bocca, raccolti i fogli, l'ex premier ha fatto per alzarsi. Nessuno degli sbigottiti presenti si è mosso fin quando Daniele Capezzone ha osato dire la sua: «Presidente, non puoi deferire ai probiviri chi la pensa diversamente». Il Cavaliere, che forse non si aspettava una reazione, ha risposto secco: «E tu non puoi cancellare 20 anni di storia, ho deciso così». Lo scontro più duro si è registrato però subito dopo, con il senatore di Gal Vincenzo D'Anna. Non appena l'eletto in Campania un tempo vicino a Nicola Cosentino ha protestato e chiesto di essere ascoltato, il Cavaliere si è acceso: «So cosa pensi, leggo le tue interviste, che rilasci continuamente contro il partito!». Quando D'Anna, colto di sorpresa, ha replicato citando l'addio di Angelino Alfano, Berlusconi è letteralmente sbottato: «Tanto lo so che hai già un accordo. Se vuoi andartene da Forza Italia, vattene, nessuno vi trattiene. Io sono solo contento se ve ne andate, vaffa...!». In un silenzio di tomba l'ex premier se n'è andato come era arrivato, accompagnato da Maria Rosaria Rossi. Più scherzoso lo scambio (con «vaffa...») che Berlusconi ha avuto più tardi con un altro senatore «ribelle», l'ex direttore del Tg1 Augusto Minzolini. «Augusto, smettila anche tu, altrimenti ti mando via», gli ha detto, accompagnando però il monito con un sorriso. «Fidati, sono vent'anni che faccio politica», gli ha detto l'ex premier. «Fidati tu, io sono trentacinque anni che scrivo di politica...», ha risposto il giornalista. di Paolo Emilio Russo

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