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Lega Nord, tutti chiamano Matteo Salvini (di nascosto)

Giulio Bucchi
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Non è caduto nel vuoto l'appello di Matteo Salvini. Domenica, al congresso padovano della Lega, il confermatissimo leader padano s'è rivolto ai potenziali alleati del centrodestra per chiedere di buttare giù un programma comune. A circa 24 ore di distanza le risposte non si sono fatte attendere. La più significativa è firmata Renato Brunetta, che s'è presentato ai microfoni per confermare la disponibilità a riedificare la coalizione: «Cerchiamo di trovare i contenuti, come giustamente chiede Salvini, che costituiscano una piattaforma solida per un'alleanza di tutto il centrodestra». In particolare, il capogruppo azzurro alla Camera snocciola alcuni punti che sono cucchiaiate di miele per il Carroccio. Oltre all'elezione diretta del presidente della Repubblica congiunta con l'architettura federalista, l'ex ministro propone la riforma fiscale, l'introduzione del reato di clandestinità e l'abrogazione della legge Fornero. «Benissimo» replica il capo lumbard «ma su lotta dura all'immigrazione ed euro nessun compromesso da parte della Lega». Ancora più significative sono le chiamate e i messaggi che sono piombati nel cellulare di Salvini partendo dai telefonini dei colonnelli di Forza Italia, del Nuovo centrodestra e di Fratelli d'Italia. Né Silvio Berlusconi né Angelino Alfano hanno cercato direttamente il leader padano, che ieri pomeriggio ha staccato la spina per qualche ora, occupandosi della figlia Mirta. Ma nei prossimi giorni è probabile che col Cavaliere ci sia un contatto diretto, come spesso avvenuto anche nelle ultime settimane. Attenzione però. Ieri, prima di sera, Salvini non aveva ancora risposto a tutti i potenziali alleati che pure l'avevano cercato. In via Bellerio pensano che, al di là delle buone intenzioni annunciate più o meno pubblicamente, debbano contare i fatti. «Finalmente siamo tornati centrali» ha spiegato ieri Salvini conversando con dei fedelissimi. Adesso sfoglia il calendario e aspetta al varco il resto del centrodestra. Sulla legge elettorale e le riforme, per esempio. E poi sull'immigrazione. Non immagina di aver buone notizie dal Nuovo centrodestra, in prima fila per difendere l'operazione Mare Nostrum orchestrata proprio dal ministro dell'Interno Alfano, ma il capo leghista auspica che i sindaci di Forza Italia si mettano di traverso per evitare di accogliere i circa «10mila profughi che a breve verranno smistati dalle prefetture». D'altronde Berlusconi «sostiene una riforma elettorale con Renzi che ci porta a livelli di democrazia della Turchia, a Bruxelles sta con la Merkel e difende l'euro e la Pascale fa la tessera dell'Arcigay. Di che cosa stiamo parlando?» sbotta Salvini. In più, è preoccupato per le condizioni di salute di Forza Italia. Dove teme ci sia in atto una violentissima battaglia tra correnti. E vuole evitare di restare coinvolto in qualche battaglia interna tra berlusconiani, dopo aver cercato di bloccare quelle in via Bellerio. «Prima si devono chiarire loro e poi ne parliamo» spiega un colonnello padano. Che aggiunge: «Possiamo permetterci di aspettare le mosse degli altri. Anche perché Salvini è un volto giovane e vincente, non sarebbe conveniente mandarlo a trattare con “vecchi” come Alfano o La Russa…». Da non dimenticare che il congresso di Padova è stata l'occasione per lanciare l'idea di una nuova protesta fiscale - da attuare il 14 novembre - per contestare Equitalia. Ultima annotazione. Salvini ha utilizzato il congresso per aggiornare lo statuto del partito - confermando la linea indipendentista sancita nel primo articolo - ma soprattutto per definire i ruoli futuri per prevenire polemiche: Luca Zaia ricandidato governatore, Flavio Tosi (o Giancarlo Giorgietti) pronto per le eventuali primarie di centrodestra, e lo stesso Salvini in pole per prendere il posto di Giuliano Pisapia a Milano. di Matteo Pandini

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