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Antonio Martino: "Siamo in guerra per colpa di Barack Obama"

Andrea Tempestini
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«Serve un intervento militare per difendere la nostra civiltà. Il problema è che l'Occidente è senza leader». Antonio Martino è stato ministro degli Esteri, poi della Difesa. Economista molto stimato negli Usa, tra i fondatori di Forza Italia, si prese il lusso di rifiutare il posto di Segretario generale della Nato. Onorevole Martino, l'Isis è un pericolo per la nostra civiltà? «Assolutamente sì. E l'entità del pericolo non mi sembra sia avvertita da nessuno dei leader occidentali. Le do un dato: nel 2020, cioè dopodomani, ci saranno nel mondo un miliardo di maschi tra i 15 e i 29 anni». Gli Occidentali saranno minoranza... «Esattamente. Su un miliardo, 65 milioni saranno europei, 300 milioni musulmani. La maggior parte di loro proverranno dal Medio Oriente e dalla sponda a sud del Mediterraneo: con le tecnologie militari di una volta questa sproporzione sarebbe stata sinonimo di conquista». Ma ci sono nuove “tecnologie” militari, no? «Tutti i governi occidentali per rimediare alle difficoltà economiche, tagliano da anni le spese per la difesa: pensano che tutto si possa risolvere con il dialogo, cioè con le chiacchiere! Il dialogo può avere successo se i due che dialogano sono armati allo stesso modo. Ce lo insegna la storia: a Monaco Chamberlain e Ribbentrop non si trovavano sullo stesso piano: Hitler era meglio armato». La sinistra dice che spendiamo troppo per le armi. «Lo standard minimo Nato è il 2% del bilancio, l'Italia spende lo 0,8. Se avessi accetato di fare il Segretario generale della Nato mi sarei trovato costretto a chiedere che si buttasse fuori l'Italia...». Il fondamentalisti islamici sono il nuovo Hitler? «Ce l'hanno con Israele perché quella è la prima linea della democrazia liberale occidentale. Ci vogliono far tornare al Medioevo. Non stiamo parlando di esseri umani: questi decapitano uno e fanno vedere il video, è una cosa da selvaggi!». Il problema del fondamentalismo islamico sembrava risolto dieci anni fa. Cosa è successo poi? «George W Bush, pur criticato da sinistra, aveva capito che il problema del Medio Oriente è il confronto tra islamisti e il resto della popolazione. Gli islamisti hanno preso il sopravvento anche a causa dell'inefficienza dell'amministrazione di Barack Obama. Gli Usa hanno armato i ribelli siriani pensando che volessero la democrazia e, così facendo, hanno fornito strumenti ai radicali per fare la guerra contro di noi! Obama passerà alla storia come il peggior presidente: al confronto Jimmy Carter era uno statista». Le “Primavere Arabe” hanno prodotto Costituzioni poco democratiche e instabilità. Ha sbagliato l'Occidente a sostenerle? «L'Occidente le ha applaudite troppo frettolosamente in Egitto, Tunisia e non solo. In Libia l'intervento fu demenziale: la responsabilità è di Nicholas Sarkozy che voleva l'uranio a Sud del Paese». Sarà necessario un intervento armato contro l'Isis? «Credo sia inevitabile e che anche gli Usa obtorto collo si convinceranno. Come ha riconosciuto persino il Pontefice, a un certo punto le parole non bastano più». Guerra significa vittime. «I problemi vanno affrontati: le guerre non si combattono per salvare vite, ma per salvare noi stessi. Questa guerra serve a difendere i valori dell'Occidente, la civiltà. Lo dicevano già i romani: si vis pacem, para bellum». Chi dovrebbe far parte di questa coalizione? «Tutti coloro che intendono difendere i valori occidentali, la libertà. Il problema è che non vedo leader: l'Occidente è senza una guida». Il rifiuto degli Usa a pagare un riscatto per Foley riapre il dibattito: che si fa? «Io sono della convinzione che i ricattatori e i rapitori non vanno pagati mai. Farlo è un incentivo per loro e per gli altri a ripetere quel gesto». Ci sono vite umane nelle mani di macellai, però. «L'Italia ha le migliori forze speciali al mondo: il Consubin, il Col Moschin, il Gis... Non le abbiamo mai usate per il loro scopo; facciamoli entrare in azione». Una missione costa e l'Italia non ha soldi. Possiamo permettercerla? «All'apice della Seconda guerra mondiale le spese dello Stato erano la metà di oggi. Perché stiamo così? La causa sono i capitoli di bilancio aggiunti tra gli Anni '70 e '80: Regioni e Servizio sanitario nazionale sono quasi un terzo della spesa pubblica. Interveniamo lì, aboliamo le Regioni, e non staremo più a discutere in questi termini». A proposito di costi, che giudizio si è fatto sulla politica economica di Renzi? «La spesa pubblica non si controlla con la spending review. Non è riducendo la pensione di un cristiano che si salva l'economia. Non è deprimendo il settore dell'edilizia con le tasse sulla casa che crea sviluppo. Gli economisti di sinistra non hanno mai capito: arraffare da chi ha per far spendere quei soldi allo Stato non è politica economica, ma furto organizzato». Con Giuseppe Moles e ad altri politici ed intellettuali ha promosso l'appello “Rivolta l'Italia”: da dove si deve cominciare? «Dal migliore utilizzo delle risorse, dall'economia e dall'Europa. Gli Stati uniti europei non si faranno: non è mai esistito uno Stato senza politica estera e di difesa e i membri della Ue non vogliono cedere queste sovranità». intervista di Paolo Emilio Russo

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