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La rabbia del Pd: il vice di Renzi è Verdini

Matteo Legnani
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C'è D'Alema che dice che che "il governo ha fin qui ottenuto risultati insoddisfacenti". La Bindi che attacca le ministre di Renzi, "scelte anche perchè belle". E Bersani, per il quale il premier dovrebbe mollare al più presto la carica di segretario del Pd". Sparate fatte utilizzando come palcoscenico la Festa de L'Unità, che testimoniano il senso di marginalità che affligge buona parte del Partito democratico nella determinazione della strategia politica piddina. A fronte del ruolo da protagonista che in questi mesi Renzi ha ritagliato per alcuni esponenti di Forza Italia, che in teoria starebbe all'opposizione, e a Denis Verdini in particolare. Un rapporto, quello tra i due toscani, che come scrive Francesco Verderami sul Corriere della Sera, fa pensare a un neo-consociativismo il cui perno è proprio lo storico consigliere di Silvio Berlusconi, perfettamente calato nel ruolo che un tempo fu di Gianni Letta. "Entrare nel governo non esiste" ha spiegato recentemente Verdini a una riunione di Forza Italia, "perchè non è utile a Renzi". Nemmeno Letta haa mai giocato così apertamente su due fronti, da una parte consigliando il leader di Forza Italia e dall'altro inondando di sms il cellulare di Renzi. Da cui il soprannome di "tessera numero due" del Pd che se irrita una parte degli azzurri fa letteralmente infuriare la vecchia guardia del Pd. Che oltre a vedersi "rottamata" dai renziani si vede pure scavalcata nei favori del premier da quello che dovrebbe essere "il nemico". 

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