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Forza Italia, la minaccia di Maria Rosaria Rossi ai morosi: "O pagate o niente seggio"

Nelle casse del partito mancano oltre due milioni per le quote mai versate o versate a singhiozzo da parlamentari e consiglieri regionali

Matteo Legnani
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Ha un diavolo per capello, la senatrice Maria Rosaria Rossi. Perché mentre in Forza Italia c'è chi tratta con Renzi e chi è contro tutto e tutti, a lei (nominata qualche mese fa da Berlusconi amministratrice straordinaria del partito) è stata mollata la "grana" dei conti azzurri, che ormai da tempo sono in profondo rosso. Si parla di debiti per decine di milioni di euro, garantiti da una fidejussione del Cavaliere. Un paio di milioni - Ma quel che ha nel mirino, più modestamente, la fidelissima del Cav, è in questi giorni quel paio di milioni e rotti (per la precisione due milioni e duecentomila euro) che mancano in seguito alla morosità di parlamentari nazionali ed europei oltre che di consiglieri nazionali. Alcuni dei quali (circa il 15%) non hanno mai versato un centesimo di quegli 800 euro che invece dovrebbero versare ogni mese nelle casse del partito. E così Maria Rosaria, scrive Il Corriere della Sera, l'altroieri ha convocato i leader azzurri e fatto la voce grossa. Due le contromosse che ha in mente: due lettere, da inviare ai morosi. Una prima lettera soft, del tipo "caro collega, ti ricordiamo che...". La seconda, per chi a quel punto ancora non si fosse messo in regola, dai contenuti ben più duri, con tanto di minaccia di esclusione dalle candidature a politiche o regionali che siano. Finchè la posizione finanziaria col partito non venga regolarizzata. Spalle al muro - I primi a trovarsi di fronte all'aut-aut dovrebbero essere i candidati alle regionali di Emilia Romagna e Calabria, dove si andrà al voto in autunno. Ma c'è un problema, che riguarda i deputati nazionali: tra dissidenti rispetto alla linea del dialogo con renzi e malpancisti che chiedono le primarie, c'è già una quota di parlamentari nazionali che sa che non verrà con ogni probabilità ricandidata. In più, alla prossima tornata delle politiche, non si voterà più per il Senato. E sono altri posti in meno. Difficile che chi sa già oggi di non esserci nella prossima edizione del Parlamento decida di pagare gli arretrati.

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