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Direzione Pd, l'affondo totale di Matteo Renzi: "Con me abbiamo vinto tutte le elezioni. Dobbiamo sfidare il sindacato sull'articolo 18"

Giulio Bucchi
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"Sono un liberale cattolico". Matteo Renzi esordisce così alla direzione Pd e mezza platea, quella erede del Partito comunista, rabbrividisce. Più che un faccia a faccia decisivo su articolo 18 e Jobs Act, quella del premier è una sfida totale allo zoccolo duro e più conservatore dei democratici, con cui nelle ore precedenti alla direzione è andata in scena una trattativa serrata. Le carte messe sul tavolo sono subito pesantissime: "In questi mesi abbiamo ottenuto un risultato mai visto alle europee, abbiamo preso più voti di Angela Merkel. Gli elettori ci hanno detto: cambiate l'Italia, cambiate l'Europa. E abbiamo vinto tutte le sfide elettorali, le regionali e le amministrative". Tradotto: senza di me, sareste rimasti al 25% di Bersani quindi regolatevi. Volete davvero farmi fuori per la riforma del lavoro? Ancora, sulla battaglia contro i "poteri forti": "Non chiamateli così, se fossero stati forti noi non saremmo qui adesso, al massimo poteri aristocratici". Bella raccomandata in arrivo per monsignor Angelo Bagnasco, Cei, vescovi, Ferruccio De Bortoli e, ultimo a parlare ma primo della lista, Diego Della Valle. Pugno duro sull'articolo 18 - Il premier inanella una serie di bordate notevoli. Risponde a Massimo D'Alema e alla sua critica per la scelta di puntare tutto in Europa sulla Mogherini agli Esteri e per le divisioni del Pse: "E' vero perché ci sono 8 governi socialisti. Oggi ci sono 8 primi ministri socialisti e hanno preso 8 commissari socialisti". E sugli 80 euro in busta paga ribadisce che "noi puntiamo sull'innalzamento dei salari, a testimonianza che noi non siamo di destra", con gustoso appunto di colore: "Voi non siete i Flinstones, io non sono la Thatcher". E quindi si arriva sulla questione cruciale dell'articolo 18: "Il lavoro non si crea difendendo le regole di 44 anni fa, il lavoro si crea investendo e innovando - incalza Renzi, che arriva a sbattere il pugno sul leggìo -. Il diritto costituzionale non è avere o meno l'articolo 18, ma è avere o meno un lavoro". "Dobbiamo andare all'attacco - continua -. La Repubblica non è stata fondata sul lavoro, come dice l'articolo uno della Costituzione, ma è stata affondata sulla rendita in questi anni. Dobbiamo avere il coraggio di sfidare il sindacato. Mi sapete spiegare perché se l'articolo 18 è così importante i partiti e i sindacati sono andati avanti tutti questi anni senza applicarlo?". "Tfr in busta paga da gennaio" - Tra tante battute e riferimenti più o meno sarcastici (come l'accostamento tra articolo 18 e iPhone), Renzi ha trovato il tempo per ribadire una proposta concreta, dando un dettaglio in più sui tempi d'attuazione: "Il Tfr verrà inserito dal primo gennaio 2015 nelle buste paghe, a condizione che ci sia un protocollo tra Abi, Confindustria e governo per consentire alle imprese di avere quella liquidità". Come per gli 80 euro, dunque, il governo punta ad alzare la busta paga anche a costo, però, di svuotare il tesoretto per la vecchiaia. Laddove servirebbero interventi strutturali, si preferisce semplicemente spostare risorse senza aumentarle. Come dire: dare un uovo oggi per togliere una gallina domani.  di Claudio Brigliadori @piadinamilanese

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