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Forza Italia, Silvio Berlusconi apre a Matteo Renzi sulla legge elettorale, ma può perdere la Lega

Giulio Bucchi
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Silvio Berlusconi frena: sul premio di maggioranza alla lista si decide insieme. Niente fughe in avanti da parte del premier. Il Cavaliere ci tiene a ricordare che lui parlava di bipartitismo quando Matteo Renzi ancora frequentava le medie. E ammette: «Ho la stessa strategia» del segretario democratico, «ma nel centrodestra». Il premier, alla direzione del Pd, ha parlato di partito della Nazione. Con vocazione maggioritaria e con l'obiettivo di prendere il 50 per cento dei voti. Berlusconi sogna la stessa cosa sul suo versante. Ci aveva provato, nel 2008, con il Popolo della libertà. Fallendo. Ora? Silvio non lo sa quanto gli convenga riprovarci. Il premio alla lista, proprio mentre si è dato l'obiettivo di rifondare il centrodestra, finirebbe per essere la pietra tombale. Ognuno andrebbe per fatti suoi. Allora Silvio fa capire che l'ipotesi renziana non lo scandalizza. Ma andrebbe sostenuto da uno scatto culturale dagli elettori: «Noi italiani», spiega l'ex premier in un'intervista al Tg5, «dal 1948 a oggi non abbiamo mai imparato a votare» e ultimamente è andata anche peggio «con il frazionamento del voto». Colpa della «par condicio che assegna spazi televisivi anche al più piccolo dei partiti». Così, «per ottenere una maggioranza in Parlamento, siamo costretti a mettere insieme coalizioni di molti partiti». È successo «nella Prima Repubblica» ed è «così anche adesso». Serve un nuovo incontro, annuncia Silvio, per aggiornare il patto del Nazareno. «Ci confronteremo con Renzi nella ricerca di una legge elettorale che favorisca la governabilità del Paese e che», sottolinea Berlusconi, «vada bene a tutte e due le parti in causa». Fa professione di ottimismo: «Sono convinto che con il confronto si possa trovare una soluzione equilibrata che guardi all'interesse del Paese e non a quello dei singoli partiti».  Prima però il leader dovrà fare i conti con Forza Italia. Oggi e domani ha in programma di incontrare senatori e deputati. Ci sono malumori sedimentati nei gruppi parlamentari che le assenze prolungate del capo non contribuiscono a curare. Sulle nuove regole di voto, Berlusconi è atteso al varco. I parlamentari vogliono essere coinvolti nelle scelte. Perlomeno ascoltati, visto che la materia riguarda il loro futuro. Berlusconi si prepara all'incontro lubrificando per bene. Ci tiene a precisare che la collaborazione con Renzi si esaurisce con le riforme. Sulla politica economia è duro col governo: Matteo «con una mano ha dato gli 80 euro a qualcuno, con l'altra ha aumentato le tasse sulle case, sui negozi e anche sui risparmi», il saldo dell'azione di governo è «dolorosamente negativo per tutte le famiglie». La politica economica renziana è «un revival delle nostre ricette», ma solo sulla carta. Renzi è bravo a fare «il pupulista» e a comunicare «con grande abilità», ma poi rimane il fatto, ricorda Berlusconi, che «gli unici governi che hanno davvero abbassato le tasse sono stati i nostri». Il giudizio negativo vale anche per la legge di Stabilità: «Per fare bella figura si taglia un po' l'Irap», ma il conto «lo pagheranno i cittadini che vedranno aumentare le tasse locali e che magari vedranno anche tagliati i servizi locali essenziali». Renzi si fa bello, «ma con i soldi delle famiglie». Infine Berlusconi nega l'intenzione di voler chiudere il partito. È «una assurdità, una stupidaggine», dice. Forza Italia è «il partito della libertà e rappresenta molti milioni di italiani che amano la libertà e vogliono restare libero». Berlusconi assicura: «Sebbene sia stato privato dei miei diritti politici e in parte anche della libertà, sono al lavoro tutto il giorno perché voglio che Fi, rinnovata e rafforzata, torni a vincere». Il leader vuole un partito ben ramificato sul territorio: «Dobbiamo piantare una bandierina in ogni comune, anche nel più piccolo, per consentire a tutti di aderire facilmente al nostro movimento e partecipare a tutte le attività sociali che svolgiamo». Quello forzista, giura Berlusconi, è un movimento di «opposizione» al governo Renzi, «non condividiamo le politiche economiche e le scelte di politica estera». di Salvatore Dama

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