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Leopolda 5, Matteo Renzi: "Nel 2011 ho capito che l'Italia era scalabile. La Camusso: lei con il milione in piazza, noi coi 60 a casa"

Giulio Bucchi
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"Nel 2011 ho capito che l'Italia era scalabile". Dice proprio così, Matteo Renzi, "scalabile" e da questo passaggio dal palco della Leopolda 5, forse un lapsus (magari suggerito dall'amico finanziere nonché finanziatore Davide Serra), emerge la visione dell'Italia come Paese conquistabile prima con la forza del dibattito interno al Pd, e subito dopo con l'occupazione manu militari di tutti i posti che contano. Cambiare verso, sì, ma soprattutto per portare il potere nella propria direzione. Davanti a 2.500 persone e al grido di "Il futuro è solo l'inizio", slogan coniato per questa quinta edizione, è tornata la kermesse più renziana che c'è. Leopolda ovvero partito ombra, mega-corrente in grado di riunire imprenditori e pure qualche sindacalista, iscritti del Pd e simpatizzanti del centrodestra. Un corto circuito che è un po' la cifra del supercentrismo renziano, tanto è vero che a Firenze non c'è né un simbolo né una parola che ricorda il concetto di "sinistra". E dire che Renzi, del Pd, sarebbe anche segretario. In fondo, però, nessuna novità: da premier, Matteo fa quello che faceva da sindaco: un auto-spot al di là di ogni movimento, ogni assetto istituzionale. "Nell'edizione 2011 della Leopolda - ricorda davanti ai fan - ho capito che questo Paese era scalabile. Quella del 2012, perse le primarie, è stata una palata in faccia ma salutare".  Contro gli euro-burocrati - Appena tornato da Bruxelles, dove ha discusso vivacemente con Angela Merkel e i vertici Ue di legge di stabilità e rigore, Renzi canta vittoria coi suoi e rinnova la grande battaglia "alla tecnocrazia, alla burocrazia europea e italiana". "Hanno capito che non scherziamo, pensavano che l'Italia fosse irriformabile", si vanta. Prima ancora aveva lanciato una delle sue battute: "A volte ci sono discussioni che farebbero diventare euro-scettici anche Adenauer e De Gasperi". Potrebbe sembrare Salvini e Grillo, senza contare che il premier deve affrontare un passaggio ancor più spinoso. "Con la Camusso 1 milione, con noi 60 milioni" - La manifestazione "parallela" dei sindacati, che oggi sono in piazza a Roma per manifestare contro la riforma del lavoro e, di fatto, contro il governo. "Qui non si protesta - esordisce, sforzandosi di usare toni concilianti con Susanna Camusso & Co. - Con tutto l'affetto e il rispetto, se mi fossi dovuto impressionare per tutte le volte che si protesta, farei un altro mestiere. Noi dobbiamo cambiare l'Italia, il resto verrà con calma". L'unico passaggio velenoso riservato alla Cgil è la solita esibizione muscolare: "E' finito il tempo in cui una manifestazione può bloccare il governo e il paese. Noi non molliamo di un centimetro. Così come ascoltiamo il milione di persone che saranno in piazza, così ascoltiamo anche i 60 milioni di italiani che non ci saranno". E per scalare un Paese, più mani ti sostengono è e meglio è. di Claudio Brigliadori @piadinamilanese

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