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Partiti sull'orlo del crac: bilanci con un buco da 80 milioni

Nicoletta Orlandi Posti
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Le donazioni con il 2 per mille non decollano, le campagne tesseramento non tirano più, lo Stato, che ha già tagliato il finanziamento pubblico ai partiti dai 290 milioni erogati nel 2010 ai 40 previsti quest'anno, nel 2017 chiuderà del tutto i rubinetti nel 2017. La politica italiana è sull'orlo del crac. Lo dimostrano i bilanci 2013 dei maggiori partiti italiani pubblicati da Repubblica che raccontano di un situazione che sta precipitando con un buco complessivo di 80 milioni. Partito democratico - Nonostante gli eletti del Pd abbiano versato nelle casse del partito 5,48 milioni, molto più dell'anno scorso (21mila euro Pierluigi Bersani, 18mila Rosy Bindi, 14.250 Maria Elena Boschi), la sforbiciata le spese per il personale (-20%), a quelle informatiche per dell'80% e la disdetta in anticipo degli affitti di via del Tritone e via Tomacelli, il rosso del bilancio del Nazareno è di 10,8 milioni di euro. A pesare il taglio del tetto ai rimborsi spese individuali scesi da 670mila a 170mila euro l'anno (scenderà a 80mila nel 2014) e il finanziamento pubblico che quest'anno sarà solo 12 milioni (erano 57 tre anni fa). Forza Italia - Le spese di Forza Italia (in rosso per 25,5 milioni) non si limitano a quelle per mantenere il partito azzurro. La formazione politica di Silvio Berlusconi sostiene con alcune pesanti donazioni anche altri partiti di centro destra: Fi ha donato, rivela Ettore Livini, 500mila euro al Movimento per le Autonomie di Raffaele Lombardo, 750mila a Fratelli d'Italia e 1,2 milioni al Movimento grande sud di Gianfranco Miccichè. A evitare il crac definitivo ci ha pensato il Cavaliere che ha fatto una "donazione liberale" di 15 milioni e garantisce con fideiussioni personali gli 83 milioni di disavanzo accumulati dal partito. Movimento Cinque Stelle - L'M5S ha rinunciato a 42 milioni di finanziamento pubblico e i parlamentari pentastellati hanno versato oltre 7 milioni al Fondo garanzia per le Pmi rinunciando a parte dello stipendio. I gruppi di Camera e Senato hanno percepito 6,2 milioni come contributo omnicomprensivo del Parlamento e le pure spese di funzionamento della rappresentanza parlamentare hanno regalato un bilancio in attivo per 2,7 milioni. Manca però all'appello (a parte le auto-certificazioni del Blog dell'ex- comico) una reale fotografia certificata di tutte gli altri costi elettorali e per l'attività fuori dal Parlamento. Il Popolo delle Libertà - Il Pdl continua a macinare perdite anche post mortem. Nonostante Forza Italia abbia gli abbia “condonato” un credito di 14 milioni, il bilancio si è chiuso in passivo per 15,5 milioni e sarà "impossibile far fronte" ad altri 13,9 milioni di debiti con Fi, malgrado il partito abbia chiuso 76 sedi locali, tagliato 70 posti di lavoro e ridotto le spese per 5,6 milioni. Quella che si profila per il Pdl, ormai politicamente una scatola vuota, è la stessa sorte di Rifondazione Comunista e Alleanza Nazionale, finite in liquidazione. Italia dei Valori - Stessa sorte toccata all'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, fuori dal Parlamento, in perdita per 9 milioni e travolta pure dalla richiesta di parcelle arretrate per 2,5 milioni dello Studio legale di Sergio Scicchitano, ex consigliere giuridico del magistrato. Lega - La voragine dei conti del Carroccio si è allargata a 25 milioni in due anni. Le entrate da tesseramento si sono dimezzate, così come quelle delle feste di partito. I tagli alle spese (-20%) sono stati mangiati via dai 3 milioni di spese legali per il caso Belsito. Centro - Scelta Civica grazie ad alcune robuste donazioni (100mila euro dall'ex manager Parmalat Enrico Bondi, 60mila da Alberto Bombassei) e a 2,4 milioni di rimborsi elettorali è riuscita a consolarsi dei 2.234 euro incassati con il tesseramento chiudendo i conti in sostanziale pareggio. L'Udc di Pierferdinando Casini ha un buco di 9 milioni di euro.  

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