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Matteo Salvini e i conti in rosso della Lega

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Lucia Esposito
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Non c'è solo il tema delle alleanze, non solo il futuro della Lega e del centrodestra. Nei pensieri di Matteo Salvini c'è anche la questione urgente dei soldi. La Lega ha seri problemi di cassa. Le gestioni economiche dell'era Bossi e Maroni hanno lasciato in partito con le casse in asfissia. Il bilancio del 2013 si è chiuso con un disavanzo di 15 milioni di euro. "Colpa della faraonica campagna elettorale di Bobo Maroni per conquistare la presidenza della Lombardia sette milioni - scrive il Messaggero - e delle spese legali visto che lo staff giudiziario voluto da Maroni ha presentato una pacella da 3 milioni". La situazione è talmente disperata che il vecchio tesoriere Stefano Stefani a luglio ha deciso di mollare e Salvini ha dato le casse in mano a un trio di uomini di sua fiducia per evitare il disastro della bancarotta: Giancarlo Giorgetti, Roberto Calderoli e Giulio Centenero.  I tagli - L'obiettivo è quello di tagliare: dopo la chiusura di Telepadania e del quotidiano La Padania, fra pochi giorni - secondo il Messaggero ci sarà un incontro con i 73 dipendenti a cui sarà illustrato un piano lacrime e sangue: cassa integrazione per tutti, e mancato rinnovo dei contratti di collaborazione". Bisognerà capire anche che fine farà via Bellerio, si è pensato anche di vendere la sede del partito. In questi tempi di crisi molto difficile per la Lega trovare contributi privati: il finanziamento pubblico è in via di estinzione e adesso è iniziata la caccia a investitori privati. Una missione non semplice aggravata dal fatto che gli stessi parlamentari leghisti hanno fatto versamenti non altissimi: "tranne Giogetti e il neosindaco di Padova Bitonci che hanno dato 50mila euro, gli altri hanno auvto il braccino corto. Salvini 22mila euro, Maroni appena 14mila, Borghezio e Bossi nulla"

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