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Roberto Calderoli, il piano per fregare Matteo Renzi (con l'Italicum)

Andrea Tempestini
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Celebre per la sua abilità tra cavilli e leggi, il leghista Roberto Calderoli sta tendendo un "trappolone" a Matteo Renzi. L'ex ministro, intervistato dal Corriere della Sera, muova da una considerazione: "Se Renzi vuole dimostrare di essere in buona fede ha un sistema semplicissimo: votare e far votare il mio ordine del giorno sulla legge elettorale". L'ordine del giorno, in buona sostanza, prevede "che all'articolo 1 dell'Italicum si scriva con chiarezza una clausola di salvaguardia. Niente Italicum senza riforma del Senato, e Consultellum per il Senato. Insomma - spiega Calderoli -: facciamo la legge, facciamola in fretta, ma non facciamo un'altra porcata. Poi, se vogliamo, andiamo a votare anche nella primavera del 2015". Corsa alle urne - Già, tutto ruota attorno al voto, e il "trappolone" di Calderoli serve proprio a quello: ad evitare la furbata di Renzi che si concretizzerebbe col voto anticipato. "Io capisco che Renzi voglia correre alle elezioni il prima possibile - spiega -. (...) Però, così non si può fare". Il leghista infatti aggiunge: "Dopo l'entrata in vigore dell'Italicum qualcuno potrebbe firmare un decreto che estende la legge al Senato. Si va a elezioni, poi la Consulta qualche anno dopo dice che non andava bene. Ma una volta votato, è come passata la festa e gabbato lo santo. Senza contare il referendum" sul Senato, che "con ogni probabilità si svolgerà nel marzo 2016. Tre mesi si potrebbe andare a votare. Ma con quale legge per il Senato?". Fronti trasversali - Calderoli infatti ricorda che "l'Italicum è previsto per un sistema monocamerale. Un sistema in cui solo la Camera esprime la fiducia al governo. E' irragionevole prevederlo prima della scomparsa del Senato. Saremmo al delirio". E dunque, il padre del "Porcellum", per prevenire questo "delirio" ha messo a punto la sua trappola, quell'ordine del giorno che con l'appoggio delle opposizioni, di frange di Forza Italia interessata ad allontanare il voto e dei dissidenti del Partito democratico potrebbe complicare, e non poco, il precorso a tappe forzate del premier.

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