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Matteo Salvini, la calamita: tutti gli azzurri che tradiscono Silvio Berlusconi per lui

Andrea Tempestini
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Dopo il trionfo alle elezioni regionali in Emilia Romagna, Matteo Salvini si è trasformato in una sorta di calamita (politica). Tutti pronti ad abbracciare la Lega Nord, soprattutto ora, che il segretario promette di fare di quel Sud sempre trascurato - e attaccato - una terra di conquista. Insomma, c'è spazio per tutti, o nel Carroccio originale o nel partito gemello e meridionalista. Il Corriere della Sera, dunque, ha stilato un dettagliato elenco dei transfughi, la maggior parte dei quali in fuga da una Forza Italia in crisi di identità. Presidenti di provincia - Si parte con un presidente di Provincia, Luigi Mazzu da Isernia, che ha aderito alla Lega da mesi, quando era ancora in carica, eletto tra le fila del Pd. Simile il destino del siciliano Angelo Attaguile, iscritto al gruppo del Carroccio di Montecitorio il 19 marzo 2013, anche se era stato eletto il 25 febbraio nelle liste di Forza Italia. Poi c'è Marco Pomarici, uomo dell'Alemanno sindaco di Roma, già presidente del consiglio comunale capitolino che porta in dote alla Lega anche una nutrita pattuglia di consiglieri di Municipio (come fa notare il Corsera, però, sul suo blog non si parla da nessuna parte di alcuna "conversione salviniana", e anzi assicura di aver aderito "sino dalla fondazione" a Forza Italia. E sino a ieri, a questo punto). Donne e finiani - L'elenco dei migranti si allunga poi con il nome di Souad Sbai, la marocchina che è comparsa al fianco di Salvini sul palco della manifestazione verde a Milano. Ora leghista, ma un tempo al fianco di Daniela Santanché: della Sbai, infatti, si iniziò a parlare nel 2007, circa 12 mesi prima della sua elezione a Montecitorio (col Pdl, of course). E ancora, ecco un'altra donna: Barbara Mannucci, conquistata dalla battaglia no-euro del Carroccio. Poi altri due casi. Quello di Marcello Orru, che ha già detto di considerare "Salvini l'unica vera alternativa a Renzi". E quindi quello dui Silvano Moffa, ex presidente della provincia di Roma, vicino al Carroccio con buona pace del vecchio grido "Roma ladrona" (si tratta del Moffa che passò per Msi, An, Pdl e infine per il Futuro e libertà di Gianfranco Fini). "Effetto Scilipoti" - Un nutrito elenco di nomi, dunque. Talmente nutrito che, sempre secondo il Corsera, preoccuperebbe, e non poco, il segretario Salvini. Già, perché Matteo teme quello che chiama "effetto Scilipoti", ossia di imbarcare nella sua formazione troppe persone, tra le quali si potrebbero nascondere mele marce. Già, perché gli spazi, con la complicità del nuovo "partito gemello" che sta per nascere al Sud, si sono moltiplicati. E forse non è un caso che la kermesse d'inaugurazione del neo-partito sia slittata alla prossima settimana. Ufficialmente è tutta colpa del web: il sito internet non è pronto, e dunque l'inaugurazione è stata ritardata. Altre voci, invece, suggeriscono che Salvini voglia vederci chiaro, su tutto e tutti, evitando di coinvolgere nel suo nuovo progetto con cui ambisce alla "scalata nazionale" personaggi di dubbia fama o trombati che, in definitiva, gli farebbero perdere soltanto consenso e voti.

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