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Senato, governo due volte sotto in Commissione alla Camera

Andrea Tempestini
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Una nuova bastonata al Patto del Nazareno: il governo è stato battuto alla Camera in commissione Affari costituzionali per 22 a 20. I sì sono arrivati da Sel, Movimento 5 stelle, Lega e da una serie di deputati della minoranza Pd, mentre uno di Forza Italia, Maurizio Bianconi, si è astenuto. Un non-voto decisivo, quello di Bianconi, che mina dunque la stabilità dell'esecutivo. Ma non è tutto, perché la maggioranza è stata sconfitta due volte sul voto di due emendamenti simili, uno di Sel e l'altro della minoranza Pd, che eliminano dall'attuale testo del ddl i 5 senatori di nomina presidenziale che rimangono in carica per 7 anni. Con l'approvazione di questi due emendamenti, di fatto, il Senato sarà composto solo da 100 senatori eletti nei consigli regionali: non ci saranno più, al contrario, i 5 senatori di nomina presidenziale. Altri nodi da sciogliere - Governo, dunque, battuto per due soli voti. Alla conta è mancato anche Francesco Sanna, esponente della maggioranza Pd, assente al momento della votazione: "Non c'è alcuna implicazione politica nel mancato voto", ha spiegato. Ruolo determinante, al contrario, quello di Bianconi: se infatti avesse votato in accordo col suo gruppo, i voti sarebbero stati pari, ossia 21 e 21, e in questo caso in Commissione avrebbe prevalso il voto contrario, così come avviene quando si registra una parità tra voti favorevoli e contrari. Nel dettaglio, quello che terremota il governo era un "emendamento tecnico", non "un voto politico", dunque, tenta di minimizzare Alfredo D'Attore, della minoranza democrat. Sempre D'Attore ricorda che restano "altri nodi da sciogliere, e mi auguro che l'atteggiamento dei relatori e del governo sia diverso, rimettendosi all'orientamento che emerge in Commissione".

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