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Forza Italia, Berlusconi vuole ricucire ma è tutto contro tutti

Lucia Esposito
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Una iniziativa unitaria, di tutto il centrodestra, da organizzare a giorni, al più tardi la settimana prossima. Questa è la risposta alle divisioni nella coalizione in occasione del voto per Sergio Mattarella e concordata ieri da Silvio Berlusconi, Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Angelino Alfano. Impegnatissimi ad idearla e ad organizzarla sono stati ieri i capigruppo alla Camera e al Senato, che si sono consultati ripetutamente tra loro. «Sarà un cantiere, un laboratorio», annuncia uno di loro. Ancora non esiste il nome dell'iniziativa, nè un programma preciso. Uno spunto però è già venuto da Il Mattinale: «Il partito della Nazione siamo noi», scrive l'organo del gruppo azzurro a Montecitorio. Si chiami “Lega delle libertà” come annunciato dal Cavaliere nel corso della riunione con i grandi elettori della settimana scorsa o cerchi un nuovo nome, il percorso di riavvicinamento è ormai avviato. L'accelerazione impressa da Silvio Berlusconi - che ieri ha ricevuto la buona notizia della prossima “liberazione” l'8 marzo e oggi sarà al Quirinale per il giuramento di Sergio Mattarella, invitato dal neo Capo dello Stato - è finalizzata anche a fermare il rimescolamento interno ai partiti che compongono lo schieramento. Se dall'Ncd si è già congedata Barbara Saltamartini che è stata “attenzionata” dalla Lega Nord, gli azzurri sono in pressing per recuperare Maurizio Sacconi, citato come autore di una «analisi lucida» sul «carattere liberal-popolare» del nuovo cantiere di centrodestra proprio dalla pubblicazione curata da Renato Brunetta.  Le due incognite del percorso di ricostruzione restano il niet della Lega Nord ad una nuova alleanza col partito di Angelino Alfano e la tenuta di Forza Italia, che ribolle. «Non sono disponibile a fare operazioni politiche a tavolino. Non mi interessa mettere insieme il tutto e il contrario di tutto pur di prendere un voto in più», ha messo in chiaro il segretario del Carroccio. Il problema non è il Cavaliere, ma «il peggior ministro dell'Interno che l'Italia abbia mai avuto», il leader Ncd che, a suo dire, «è una banderuola». In ogni caso Salvini non vuole sentire parlare - per il momento - di liste uniche: «Perché la Lega è la Lega». L'altro focolaio che il presidente azzurro sta cercando di spegnere riguarda proprio il suo partito. Ieri la tesoriera e fedelissima del Cavaliere Maria Rosaria Rossi, subito seguita dal presidente dei Club Forza Silvio, Marcello Fiori, e dal pupillo dell'ex premier ed ex sindaco di Pavia, Alessandro Cattaneo, sono andati all'attacco di Denis Verdini e di «coloro che hanno gestito la trattativa sul Colle». Due giorni fa la tesoriera aveva definito «duo tragico» quello composto da Verdini e Gianni Letta. Fiori ha sottolineato che «nessuno è indispensabile in Forza Italia», mentre Cattaneo ha chiesto che «tutti i dirigenti restituiscano le deleghe al presidente», di modo da azzerare tutto. Ad Arcore, dove il Cavaliere è rimasto per tutta la giornata di ieri con i figli e gli avvocati e si studia un “colpo di scena” per il partito, c'è ancora molta rabbia per come sono finite le cose nella corsa per il Colle. «Dimettermi? Non è nel mio dna», risponde a tutti Denis Verdini, principale “accusato” dopo mesi di trattative con Matteo Renzi. «Duo tragico? Stiamo preparando un pezzo per Sanremo...», ci ha scherzato su. A difenderlo i suoi collaboratori-parlamentari come Ignazio Abrignani. L'idea che si sono fatti i “verdiniani” è che il superamento del ruolo dello storico responsabile organizzativo del Pdl prima e di Fi poi sia una delle condizioni poste dal leader Ncd per rientrare nella galassia berlusconiana.  «Non faremo processi sommari che non sono nella nostra cultura, ma certamente la linea politica incarnata da alcuni personaggi non ha portato risultati», ammette il solitamente moderato Giovanni Toti. Che chiarisce: «Quella roba lì non c'è più sul tavolo». Il Patto del Nazareno sulla carta è morto. L'intenzione di accantonarlo fa sì che l'eurodeputato lanci un appello alla pace addirittura a Raffaele Fitto, spina nel fianco del presidente di Fi ormai da mesi: «A Fitto voglio fare appello: lui ha fatto un'opposizione a viso aperto. Ora trasformi le idee di opposizione in idee di gestione, entri dentro con patto generazionale, un “patto dei quarantenni”». I contraenti del nuovo “patto” interno agli azzurri proposto dall'ex direttore del Tg4 sarebbero lui, «Fitto, la Rossi, la Bergamini...». L'allusione all'età, però, ha causato una reazione stizzita proprio di Brunetta: «Oltre al patto dei quarantenni con Toti e coscritti ne farei altri per ciascu n decennio, giù fino al patto delle giovani marmotte..». Di certo c'è che il Cavaliere ha aperto un nuovo dossier: si intitola «Riorganizzazione di Fi». Paolo Emilio Russo

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