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Silvio Berlusconi candida Alfio Marchini contro Renzi

Eliana Giusto
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E sì, si fa presto a parlare di «laboratorio Roma» declinato con il linguaggio del centrodestra, prendendo comunque spunto dall'esperienza rutelliana prima e veltroniana poi, se in quell'officina mancano pezzi riconducibili a quell'area politica. Perché se Silvio Berlusconi sogna di riprendersi la guida della Capitale grazie all'appeal politico elettorale di Alfio Marchini, mentre si favoleggia di una possibile candidatura dell'ex Cavaliere a sindaco di Milano, l'ex premier dovrà comunque fare i conti con ciò che sta a destra del centro. Che nell'urbe fa ancora «massa critica». Non solo. Dato per scontato che l'unica vera variante è la voglia di Renzi di portare la Capitale al voto pur di togliersi di mezzo l'imbarazzante Ignazio Marino, ormai un problema per tutti, viene il serio dubbio che «l'operazione» Marchini lanciata da Forza Italia, in realtà, non sia affatto romana, ma nazionale. La convergenza incondizionata del Nuovo centrodestra di Angelino Alfano sul nome del costruttore romano, dietro al quale si muove l'ombra di Corrado Passera e del suo movimento «Italia Unica», e l'idea di Berlusconi di puntare tutto sui giovani farebbe pensare ad un possibile ticket anti Matteo Renzi composto da Alfio Marchini e Alessandro Cattaneo, capace di attrarre l'elettorato moderato. Il partito dei federatori contro il partito della Nazione. Ad avvalorare la tesi del laboratorio romano in proiezione nazionale c'è il niet di Fratelli d'Italia. Il movimento guidato da Giorgia Meloni ha deciso di uscire allo scoperto, tirandosi fuori dal «laboratorio Roma», declinato in chiave azzurra. «Marchini è di sinistra, ha partecipato alle primarie del Pd, appartiene a una nota famiglia Comunista, di quelle che guidavano le cooperative rosse all'epoca del sacco di Roma, oggi incredibilmente sostenuto da alcuni poteri forti», afferma Fabio Rampelli, capogruppo di Fdi alla Camera, «dopo Mafia Capitale e una sfilza di scandali trasversali che hanno caratterizzato il governo della città è bene che si ristabiliscano le differenze tra destra e sinistra, perché la chiarezza e la trasparenza sono il primo antidoto alla malagestione e alla corruzione. Per questo non c'è alcuna possibilità che Fdi possa sostenere Marchini come candidato sindaco. Se ha partecipato alle primarie del Pd si faccia sostenere dal Pd». Una chiusura netta quella di Fdi, che va oltre i segnali lanciati da Berlusconi attraverso le parole dell'europarlamentare Elisabetta Gardini: «Ripartiamo da Roma con Marchini sindaco, fuori Marino dal Campidoglio». Bella idea certo. Però il confronto con la realtà è tutt'altra cosa. Dietro al «no» di Fdi c'è anche anche quello di Francesco Storace, leader de La Destra pronto a convergere su Fdi alle prossime regionali. Insomma, dal laboratorio romano del centrodestra resterebbero fuori le formazioni le cui radici storiche e culturali affondano saldemente a destra. E a Roma queste radici sono ancora in grado di produrre buone piante dai ricchi germogli, in termini elettorali. E proprio perché la fiches Marchini è stata gettata sul tavolo dal Cavaliere, il circo mediatico ha già raccolto la scommessa. Stasera il consigliere comunale, assieme al direttore di Libero Maurizio Belpietro, sarà ospite del programma di Giovanni Floris, Dimartedì, in onda su La7. Se non è un inizio questo gli assomiglia molto. di Enrico Paoli

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