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Matteo Salvini vende le t-shirt con la ruspa: è boom, pronta l'edizione speciale

Giovanni Ruggiero
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Quasi duemila richieste da tutta Italia, con un vero e proprio boom nelle regioni del Nord, e così i Giovani padani che hanno partorito l'idea si sono affrettati a raddoppiare l'ordine. «Mille magliette non bastano, facciamone altrettante!» hanno spiegato a un'azienda toscana che stampa t-shirt prodotte rigorosamente in Italia. Anche l'ordine straordinario è stato polverizzato, raccontano da via Bellerio. Parliamo della nuova divisa del Salvini televisivo. Maglietta (e non felpa, vista la temperatura) con disegno di un caterpillar in bella vista e scritta «ruspe in azione». Disponibile in due colori: blu o bianca. Con tanto di autografo del leader del Carroccio impresso sul tessuto. Da quando l'europarlamentare l'ha indossata, per commentare il boom alle Regionali, è partita la caccia grossa all'indumento. Tanto che la Lega l'ha proposta su ebay, il sito specializzato in compravendite, al prezzo di 12 euro. E ha annunciato che al raduno di Pontida, in programma il prossimo 21 giugno, verrà prodotta un'edizione limitata. Che secondo i rumors dovrebbe essere semplicemente ritoccata, con l'aggiunta della data della kermesse. Un simile boom di richieste era avvenuto anche nel 2008, quando dalla Brianza avevano concepito la maglietta col viso di Umberto Bossi e scritta El Gh'é, lui c'è, per scimmiottare le ben più famose magliette di Che Guevara. Il ricavato finirà nelle casse del Movimento Giovani Padani, ma non è escluso che qualche spicciolo possa essere destinato pure alla Lega dei grandi, che in fatto di quattrini non naviga in buone acque. Ma nessuno - spiegano da via Bellerio, dove i ragazzi salviniani chiedono anonimato perché «è meglio il basso profilo» - immagina affari d'oro. La scelta di realizzare il prodotto nel Belpaese e su tessuto italiano, infatti, ha un costo superiore rispetto ad altre soluzioni e assottiglia i guadagni. Ma il Carroccio è diventato particolarmente attento a queste cose: quasi dieci anni fa, infatti, proprio Libero aveva pizzicato una maglietta dei militanti veneti realizzata in Marocco. La cosa fece scalpore e finì pure in tv. E ancora. Nel dicembre scorso, nello studio di Giovanni Floris, avevano chiesto a bruciapelo a Salvini: dov'è prodotta la sua felpa? Il conduttore controllò l'etichetta annunciando: è francese!, perché il nome pareva transalpino. «Azienda veneta», risposero i leghisti esibendo il link col sito dell'azienda. «Però la felpa è fatta in Bangladesh» provarono a stuzzicare i fan del Pd sui social network. La Lega ha una lunga tradizione in fatto di gadget. Pochi anni fa spuntarono le sigarette padane. Nei primi anni Novanta creò il profumo da donna (Vento del Nord) e quello da uomo (Dür, duro, un omaggio all'epoca celodurista). Indimenticabili le mutandine per signore con cartello «accesso consentito solo ai padani» o gli accendini con scompartimento segreto per contenere un condom. E poi cinture, baschi, calzini, addirittura biciclette, scarpe, teli mare, giarrettiere col logo della Padania, carte d'identità del Nord. Ma le magliette non tramontano mai. Tra le altre, si ricorda quella anti-immigrazione che rappresentava un pellerossa con scritto: «Loro non hanno potuto mettere regole, ora vivono nelle riserve». Tutto sorpassato. Ora va di moda la ruspa. Matteo Pandini @EmmePan

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