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Milano, Giorgio Squinzi alla Festa nazionale dell'Unità: "Il sindacato ha rallentato la crescita dell'Italia"

Giovanni Ruggiero
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Dal palco del Meeting di Rimini, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva puntato il dito sul berlusconismo e l'anti-berlusconismo come elemento frenante del dibattito politico italiano e di conseguenza dell'approvazione delle riforme e della crescita del paese. A casa del segretario Pd, la Festa nazionale dell'Unità a Milano, è invece il capo di Confindustria, Giorgio Squinzi, a scegliere un altro bersaglio, che probabilmente non sarà neanche tanto sgradito al premier. Durante un confronto con il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, Squinzi ha detto: "Il sindacato in Italia mediamente è un fattore di ritardo, ha fatto tardare tanto l'ammodernamento e l'efficienza complessiva del Paese". Non un attacco all'organizzazione sindacale di per sè, quando ai modelli italiani che per esempio hanno protestato contro le aziende che hanno chiesto ai propri dipendenti di lavorare a Ferragosto: "Un sindacato moderno deve avere la capacità di rispondere in maniera corretta per non perdere opportunità di lavoro". Squinzi confessa di aver provato a dare fiducia alle le sigle sindacali italiane, Cgil in testa, ma con scarsi risultati: "Con questo sindacato abbiamo cercato di tenere aperto il dialogo. Firmare l'accordo sulla rappresentanza ci è costato una fatica enorme. In un'epoca in cui le cose si muovono a velocità supersonica, il fatto che in Italia ci voglia un anno e mezzo per scrivere l'accordo sulla rappresentanza, che è poi un fattore di democrazia, non è il modo in cui bisogna fare le cose". Tasse - Secondo il numero uno di Confindustria c'è una sola via per ridurre le tasse: "L'Italia può arrivare a una riduzione delle tasse solo se mette mano alla riduzione della spesa pubblica. Non dimentichiamo gli sprechi che ci sono nel nostro Paese, vedo che c'è anche molta difficoltà a intervenire". La ripresa - I dati pubblicati dall'Istat sull'economia italiana dimostrano quanto la ripresa sia ancora timida, soprattutto rispetto agli altri Paesi mediterranei: "Il nostro mercato interno non sta andando, le esportazioni invece vanno molto bene - ha sottolineato Squinzi - Non siamo come la Spagna, dove l'attività edilizia era il 28% del Pil, non abbiamo una bolla speculativa da far scoppiare come in Spagna, ma dobbiamo rimettere mano all'edilizia, che è un settore che ha alta intensità di manodopera e ha bassissimo contenuto di importazione, quindi assolutamente virtuoso per il nostro Paese".

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