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Pd, Matteo Renzi sfida D'Alema e Bersani: "Si preparano al congresso 2017. Candidano Letta? Mi divertirei"

Giulio Bucchi
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Berlusconiani e anti-berlusconiani, ma soprattutto anti-renziani. In una lunga intervista al Corriere della Sera, Matteo Renzi mostra il piglio sfrontato di chi, sia pur in grave difficoltà, preferisce attaccare anziché difendersi, minacciare invece di mediare. È fatto così, il premier, e specialmente quando gli parlano della fronda interna, la minoranza Pd, non riesce a trattenersi.  "Io e Berlusconi" - "Abolire la tassa sulla prima casa l'aveva proposto Berlusconi? Certo. Che male c'è? Questo approccio per cui se una cosa l'ha proposta Berlusconi allora è sbagliata è figlio di una visione ideologica", spiega ad Aldo Cazzullo, di fatto ribadendo quanto già espresso al Meeting di Rimini, parole che avevano attirato le critiche di Massimo D'Alema. Non cambia il suo giudizio su Berlusconi e il berlusconismo ("Piaccia o non piaccia, resterà nei libri di scuola di questo ventennio. Silvio Berlusconi è stato il leader più longevo della storia repubblicana. Ma ha sciupato questa occasione, perdendo la chance di modernizzare il Paese, sostituendo l'interesse nazionale con il suo"), difende la tradizione dell'Ulivo ma massacra l'anti-berlusconismo militante, "un movimento culturale e politico che non si preoccupava di definire una strategia coerente per il futuro, ma semplicemente di abbattere Berlusconi. Una grande coalizione contro una persona". "A rovinare tutto è stato D'Alema" - L'attacco a D'Alema poi si fa diretto: "Siamo al paradosso che chi a sinistra ha ucciso l'Ulivo, segandone i rami e promuovendo convegni come Gargonza per rilevarne l'insufficienza, si erga a paladino dell'ulivismo. Comunque non è un caso se nessun governo del centrosinistra in quegli anni abbia avuto la forza di durare una legislatura. Perché? Perché stavano insieme contro qualcuno, non per qualcosa. Alla prova del governo la sinistra ha fatto nettamente meglio della destra, per me. Ma se il governo D'Alema avesse avuto la forza di fare quello che hanno fatto Blair e Schröder sul mondo del lavoro avremmo avuto il Jobs act vent' anni prima". "Si imbarazzassero loro..." - La minoranza Pd resta molto agguerrita, sui giornali ma pure in Parlamento. Renzi dà una scrollata di spalle. Sulla riforma del senato "non vedo nessun rischio. Se vogliamo fare una forzatura sul testo uscito dalla Camera, i numeri ci sono, come sempre ci sono stati. Chi ci dice che mancano i numeri sono gli stessi che dicevano che mancavano i voti sulla legge elettorale, sulla scuola, sulla Rai, sul Quirinale. Se vogliamo forzare possiamo farlo. Ma noi fino alla fine cerchiamo, come sempre, un punto d'incontro". D'Alema, D'Attorre e Bersani lo accusano di reggersi sui voti di Denis Verdini, ma Renzi non si imbarazza: "Il gruppo di Verdini ha già votato le riforme al primo giro. Mi stupirei del contrario. La mia minoranza firma gli emendamenti con Calderoli e Salvini, Grillo e Brunetta; e dovrei imbarazzarmi per il voto di chi già ha sostenuto questa riforma? Dovrei chiedergli: scusa, Verdini, stavolta puoi votare contro se no quelli della mia minoranza ci rimangono male?". "Letta mi sfida? Sarebbe divertente..." - Secondo qualcuno nel Pd si sta preparando una scissione. "Non credo, penso che D'Alema e Bersani si stiano preparando al congresso del 2017", mette carne al fuoco il premier. E se il candidato contro Renzi fosse Enrico Letta, il leader pugnalato sulla strada di Palazzo Chigi? "Non mi risulta. Per me sarebbe molto divertente. Potremmo confrontare i risultati dei rispettivi governi, discutere del modello di Europa per il quale ci siamo battuti, riflettere sui risultati ottenuti quando abbiamo avuto responsabilità nel partito. Del resto sia Enrico che io abbiamo già avuto esperienze di primarie. Mi piacerebbe ma è prematuro. Il congresso sarà nel 2017. E la nostra gente è stanca della polemica continua. L'alternativa a questo governo e a questo Pd non è una improbabile coalizione a sinistra, non è un Lafontaine italiano, un Varoufakis, un Corbyn. L'alternativa è il populismo di Salvini".

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