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Unioni civili, è scontro tra Pd e Ncd

Lucia Esposito
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Nel giorno che vede il Senato porre l'ultimo sigillo sulla terza lettura delle riforme costituzionali, i due alleati di governo Pd e Ncd scoprono di avere qualche buon motivo per litigare fin da domani. O, più precisamene, da giovedì. Il motivo si chiama Unioni Civili, e se Renzi ieri aveva cercato di prevenire ogni forma di tensione con un accorato invito a evitare gli steccati ideologici, oggi ci si accorge che le divisioni culturali ci sono, e sono ben nette. Sulle unioni civili "non ci sarà una posizione del governo su questioni che su alcuni punti vengono lasciati alla libertà di coscienza ma c'è una posizione dei partiti che compongono il governo perchè la legge si faccia subito", è tornato a dire sin dalla mattina il premier. Parole che sono al tempo stesso una promessa di tempi stretti (come piace a buona parte del suo partito), ma anche ammissione di una profonda divergenza di vedute con gli alleati centristi, i quali tornano a ripetere con Angelino Alfano che "il punto per noi insuperabile è quello delle adozioni. Il bambino ha il diritto ad avere un papà e una mamma: non si scherzi con i bambini". Alfano parla da Londra, dove si trova per un viaggio istituzionale. A Roma il Pd pare non sentire, e tira diritto. L'ufficio di presidenza del gruppo democratico di Palazzo Madama dà un consenso unanime sull'incardinamento del ddl entro giovedì, cioè nel giro di poche ore. A stretto giro anche la risposta di Renato Schifani, per Ap: "Siamo contrari alla calendarizzazione immediata". Schermaglie procedurali, all'apparenza. Ma anche il segno che il fronte coppie di fatto, unioni civili e nuove forme familiari non è per nulla un

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