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Guerra all'Isis, il governo Renzi nel caos. Il delirio di due ministri: "Bombe senza guerra"

Giovanni Ruggiero
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Scene già viste quelle che arrivano dal governo di Matteo Renzi quando si tratta di questioni militari. Da un lato il premier che invita alla prudenza, a evitare "reazioni di pancia", dall'altro i suoi ministri Roberta Pinotti alla Difesa e Paolo Gentiloni agli Esteri che tentano timide e goffe fughe in avanti. Sul Messaggero è la Pinotti a fare il primo acuto a proposito dei primi raid francesi in Siria: "Se l'alleanza di cui facciamo parte decide che quello è l'elemento più utile per mettere in sicurezza la popolazione iracdhena, i bambini, le donne , i vecchi e distruggere i depositi di munizioni, può essere uno strumento. Non è un tabù e non è detto che in futuro non lo riterremo necessario". Gentiloni invece, in un'intervista a Repubblica, si cimenta in una epica prova cerchiobottista: "Noi siamo in prima linea nel contrasto a Daesh - ha detto il ministro degli Esteri - Soprattutto in Iraq. Ma l'importante è reagire a queste azioni di guerra senza sentirsi in guerra anche noi. Sarebbe il regalo più grande che possiamo fare ai terroristi". Resta un mistero su come si possa fare un'azione di guerra senza sentirsi in guerra, ma Gentiloni prova a spiegare: "Dobbiamo combattere i terroristi sul piano militare senza entrare però in una dinamica di conflitto. Un Paese che si sente in guerra è un Paese che deve rinunciare a una parte di sé".

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