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Né Casaleggio jr, né i "soliti noti". Lo scenario: chi si prende il M5s

Matteo Legnani
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La parola che nessuno vuole pronunciare è: anarchia. Perché dopo la morte di Gianroberto Casaleggio, la situazione è alquanto ingarbugliata e Beppe Grillo non è più presente come lo era agli esordi (ora ad esempio è in tour nei teatri in giro per l'Italia e ha recentemente detto che "ci ho messo tanto a recuperare spazi della mia vita privata, non intendo tornare indietro"). Certo, c'è il direttorio, ma appare già da ora evidente che la storia del Movimento si dividerà in un "con Casaleggio" e un "dopo Casaleggio". L'investitura di Luigi Di Maio verso una candidatura alla premiership in vista delle prossime elezioni politiche è rimasta a metà: c'è da una parte lui circondato dal suo gruppo dirigente e dall'altra la pancia del Movimento, con le ambizioni dei singoli parlamentari e dei gruppi d'interesse. Ma una vera e propria leadership alternativa a quella di Grillo, no. La prima questione da risolvere, come scrive il sito huffingtonpost.it, si chiama Davide Casaleggio. Il figlio del guru non pare intenzionato a prendere le redini del Movimento, ma continuerà ad occuparsi dell'azienda di famiglia che oggi è l'unico luogo al momento che possiede il know-how per gestire il Movimento. Per questo l'ipotesi su cui si sta lavorando è quella di passare la proprietà dei siti, che sono la piattaforma pulsante del mondo 5 stelle, ai gruppi parlamentari di Camera e Senato. La gestione tecnica e sostanziale rimarrebbe alla Casaleggio Associati, ma la responsabilità della linea politica si sposterebbe pienamente nelle mani dei suoi “ragazzi”. ll vicepresidente della Camera si gioca una partita cruciale. Grava principalmente sulle sue spalle la capacità del Movimento di reggere l'urto. Per questo, un successo nelle amministrative del prossimo giugno sarà decisivo per costruire una base su cui poi costruire la leadership Di Maio, che necessariamente dovrà staccarsi dal Direttorio. Le convinzioni dei massimi dirigenti M5s sono due: che quella sul referendum costituzionale sia una battaglia persa in partenza; e che alla fine Matteo Renzi si convincerà ad andare a elezioni anticipate. Così la procedura d'investitura alla premiership di Di Maio è già stata incardinata. Tra fine giugno e luglio arriverà l'investitura via blog. In modo di spostare l'agenda comunicativa 5 stelle lontana dal referendum. Per il quale verrà creato un comitato autonomo per il “No”, per poterne calibrare l'impegno a seconda della convenienza.

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