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Forza Italia, spifferata della big: "Vi dico cosa succede fra 6 mesi"

Giovanni Ruggiero
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Onorevole, 22 anni in Parlamento e sei legislature, per di più tutte nello stesso partito: di questi tempi si può dire che lei è una mosca bianca... «Sono per le porte aperte, sia in entrata che in uscita. Per il dialogo sempre. In politica mai dire mai. Detto questo, io in Forza Italia ci sto, e ci resto, con il mio grande bagaglio di esperienze, anche perché nei prossimi mesi ci giochiamo tutto. È l' ora delle scelte chiare e definitive, il partito va ristrutturato in vista delle prossime Politiche e va adeguato al nuovo scenario, che ormai vede tre soggetti in campo: noi, i grillini e Renzi». Quel «noi» include Salvini e la Meloni? «Si vince se si è uniti, ma non si vince con gli appelli razzisti e la politica gridata. Dobbiamo trovare una sintesi e la sintesi non può che essere quella che mette assieme i moderati sui valori liberali e libertari dei moderati». Ma Salvini è un problema o una risorsa per il centrodestra? «Può essere una grande risorsa, ma anche creare più di un problema ai moderati italiani. È chiaro che il centrodestra a prevalenza Lega non può vincere. Anzi, direi che la crisi di questi anni è dovuta soprattutto al fatto che Forza Italia ha rinunciato troppo a far sentire la propria voce. Gli italiani vogliono una forza affidabile, non chiedono demagogia o peggio intolleranza. Gli italiani di centrodestra chiedono meno tasse, più libertà di impresa, più occupazione. Lo spazio elettorale di Forza Italia è ancora integro». Quindi come leader lo boccia? «La sua operazione per conquistare il Sud, ormai possiamo dirlo, è fallita. Non è molto apprezzato dai meridionali, per usare un eufemismo». Francesca Pascale l' ha definito «troglodita, violento, maleducato» e ha detto che il popolo leghista non è come lui... «La Pascale è libera di esprimere la sua opinione ma lui ha risposto in modo esagerato e fuori luogo. Uno che si candida a fare il "grande" leader dovrebbe saper incassare le critiche, non essere solo felpe e distintivo». E la Meloni? Siete state ministre insieme, la trova cambiata? «Giorgia ha avuto una grande opportunità, diventando ministro a trent' anni, ha un buon radicamento a Roma e con le frequenti presenze in tv ha saputo allargare il suo consenso personale. Ma il suo percorso come candidata sindaco non mi pare lineare. Quando all' inizio le è stata offerta la candidatura, ha rifiutato senza motivo, poi ha accettato Bertolaso e ora fa la super candidata contro di lui». A Roma però state facendo una figuraccia... «La situazione si è complicata per un solo motivo. È stata data una parola, poi rinnegata da alcuni. È stato scelto un candidato comune e poi disconosciuto. Noi di Forza Italia crediamo agli impegni che assumiamo e non siamo responsabili dei comportamenti altrui. Credo che Berlusconi, pur con grande rammarico per la rottura, mantenendo la parola data dimostri che in politica è un valore saper mantenere gli impegni e le posizioni». I sondaggi consiglierebbero di puntare uniti sulla Meloni... «Credo che Berlusconi lo sappia ma abbia deciso di tenere duro, anche a costo di un sacrificio elettorale, perché è da decisioni come questa che può ripartire la ricostruzione del partito e del centrodestra». Urbani sostiene che il carisma vincente di Berlusconi è finito: a che punto siamo della parabola? «Urbani ripete un copione già sentito. Non è il primo ad aver vissuto stagioni di grande rilievo e grande potere grazie a Berlusconi che siccome non c' è più annuncia la fine di tutto. Il futuro è ancora da scrivere ma c' è una parola che molti non sanno scrivere né pronunciare: gratitudine». Ma è ora che il Cavaliere inizi a cercarsi sul serio un erede? Ormai ha 80 anni... «In Italia sembra invecchi solo lui, abbiamo avuto politici anche più anziani che hanno di fatto regnato sul Paese tra gli osanna del circo mediatico e che ancora non mollano. Berlusconi non sta pagando l' età ma il fatto di essere stato estromesso illegittimamente dal Parlamento. Il presidente ha sempre dimostrato di avere le spalle larghe e di saper restare in sintonia con l' opinione pubblica, resistendo ad attacchi che avrebbero stroncato chiunque, ma è innegabile che la politica si fa anche a Palazzo». E quanto all' erede? «I voti di Fi sono voti di Berlusconi; sarebbe però ingenuo pensare che non abbia un progetto nel caso non si possa candidare. Quando lo incontri, quello dell' assetto che il centrodestra deve trovare è il primo argomento che affronta, solo non si può pensare che faccia delle anticipazioni con il rischio di bruciare opzioni valide». Molti nel centrodestra suggeriscono le primarie... «Le uniche accettabili mi sembrano proprio quelle per la premiership nazionale. Le altre, quelle locali, come le cronache hanno dimostrato sono spesso una cosa ridicola, inattendibile, sommerse da ricorsi e polemiche». Nel 1994 la grande intuizione di Berlusconi fu presentarsi con Bossi al Nord e Fini al Centro-Sud. La quadratura del cerchio non potrebbe essere un ticket, magari con una donna come la Carfagna candidata per Forza Italia? «Fin dai tempi del 61-0 nella mia Sicilia, il centrodestra vince se Forza Italia conquista il Sud e Mara Carfagna, mia grande amica, è candidabile a qualsiasi ruolo con grande credibilità. Ma pensare oggi a un ticket per le Politiche, pensare a una Forza Italia che abdica alla guida del Nord e del Centro, è francamente fantapolitica». Delle sue sei legislature, qual è il momento più esaltante? «La grande vittoria del 2001, dopo gli anni della traversata del deserto seguiti a quelli dell' inizio della persecuzione giudiziaria e del primo governo Berlusconi, fatto cadere a mezzo stampa con una comunicazione giudiziaria. Quello forse è stato il momento top. Forza Italia dimostrò di non essere un partito "di plastica", di essere radicato, di essere entrato nel cuore della gente, di essere capace di convincere e vincere». È stato giusto fondare il Pdl, che poi si è dissolto? «Il Pdl era un tentativo di avanguardia di creare in Italia un centro-destra moderno senza derive demagogico-lepeniste. L' esperimento è fallito non perché l' elettorato non era pronto ma piuttosto perché la classe dirigente non è stata capace di accettare il progetto, vissuto da alcuni come un' annessione. Con i risultati che ricordiamo ed esperienze penose come quella di Fli. Il ritorno a Fi era inevitabile». E questi per Forza Italia che anni sono? «Gli anni dell' esilio di Berlusconi dal Parlamento, conseguenza di quelli della gogna mediatica, della diffamazione e dello scontro violentissimo ingaggiato dalla sinistra e dalla magistratura per deporre Berlusconi. Il risultato è stato il complotto con la Germania sullo spread nel 2011, che ormai è chiaro a tutti come non fosse solo un' ipotesi, e la crisi economica in cui è precipitata l' Italia da allora. Ma stanno per finire e lasciare il posto agli anni della ricostruzione». Quanto è cambiato il partito dal '94 a oggi? «Sono cambiate le persone, che in parte è anche naturale essendo passati più di 22 anni. Basti pensare che i nostri tre coordinatori, Bondi, Alfano e Verdini, non ci sono più. Ma il principio cardine, quello di uno Stato liberale non opprimente dal punto di vista fiscale, che difende impresa e lavoro, non è cambiato per niente. È lo stesso degli anni ruggenti dei professori, da Martino a Colletti a Melograni, e dello scontro ideologico con la sinistra». Chi apprezza di più tra le new entry? «Certamente Toti, ha vinto in Liguria una battaglia difficilissima, dimostrando doti di grande combattente che pochi alla vigilia gli accreditavano». Quale la perdita più dannosa? «La più dannosa non saprei. La più dolorosa senza dubbio quella di Alfano: una pugnalata ingiustificabile». Il disastro elettorale alle Regionali in Sicilia fu colpa sua? «Alle Regionali perdemmo solo perché ci presentammo divisi. Crocetta, e i grillini che in Sicilia hanno fatto un boom, sono la dimostrazione dell' incapacità di sinistra e Cinquestelle di offrire una guida credibile alla Regione. Ora, anche col ritorno di Micciché, credo che la divisione sia stata completamente superata e che la prossima volta non ci sarà partita». Ma avete governato bene o no? «Se mi confronto con chi c' è adesso, dico che abbiamo governato benissimo. Se mi giudico secondo i miei parametri, dico che non abbiamo fatto male ma abbiamo sofferto il limite pesante di alleati che "frenavano" sulle riforme strutturali. È questo forse il maggiore rimpianto, quello di non aver portato a casa alcune delle grandi riforme di cui il paese aveva, ed ha ancora, grande bisogno. Prima fra tutte, quella della magistratura e della giustizia». Adesso lo scontro tra magistratura e politica pare riproporsi con violenza: il presidente dell' Anm Davigo ha detto che i politici sono più corrotti oggi di ieri e la sinistra ha fatto alla giustizia più danni di Berlusconi... «Lo scontro non è mai finito e solo gli ingenui potevano pensare che il problema fosse limitato a Berlusconi. Davigo ieri ha spiegato che c' è una magistratura al di là del bene e del male con una investitura divina e che quindi può dispensare valutazioni e giudizi anche politici senza doverne dar conto. Se una colpa abbiamo avuto noi quando eravamo al governo è stata proprio quella di non condurre in porto una seria, vera, profonda riforma della giustizia che, come la politica ora sta finalmente comprendendo, è la madre di tutte le battaglie». Su giustizia e riforme, Renzi manda messaggi di pace per non perdere al referendum? «Sulla giustizia l' altro giorno Renzi ha fatto un discorso condivisibile, ha detto quello che diciamo noi da vent' anni. Anche sulle riforme ci copia a volte. Ma fa peggio. Noi avevamo un progetto di cambiamento della società, lui ha un progetto di potere». Minzolini ha scritto che Verdini vorrebbe fare una due giorni con Ncd, Fitto e Forza Italia perché si è reso conto che solo Berlusconi può salvare i moderati... «Io a quella due giorni ci andrei. Nella prospettiva delle prossime Politiche credo che dobbiamo tutti guardare più alle cose che posso unirci che a quelle che ci hanno diviso». Ma non sarebbe la premessa di un Partito della Nazione? Si dice che Renzi sia più di destra che di sinistra... «Renzi non è di sinistra e nemmeno di destra. È un leader piacione e ruffiano. L' avesse fatte Berlusconi le cose che sta facendo lui sarebbe stato crocefisso. Renzi corteggia i poteri forti e prende in giro gli italiani. Fa bene Berlusconi a crederlo inaffidabile. Ha dato ampia prova della sua inattendibilità». La pensa come il suo capogruppo Brunetta? «Non proprio. A volte non condivido la strategia di sparare ad alzo zero tutti i giorni su ogni cosa. Non credo che il nostro elettore gradisca». Giudizio pessimo sul premier, comunque? «Sì. Il passaggio decisivo per mandarlo a casa sarà a ottobre, votando no al suo referendum. È una riforma sbagliata, pasticciata: il Senato andava abolito completamente. Questa è la versione peggiorativa della nostra riforma costituzionale che il partito di Renzi bocciò nelle urne del referendum confermativo. E la riforma del Senato poi rende ancora più farraginoso il ruolo del processo legislativo. Faremo una campagna per il "no" provando a spiegarlo agli italiani. Se si voleva davvero cambiare il Paese, occorreva fare una riforma presidenzialista». La riforma l' ha fatta la Boschi, nei cui confronti pare sia cambiato il sentimento dell' opinione pubblica: nell' ultimo sketch Crozza l' ha messa a letto con Renzi... «La Boschi paga il maschilismo della politica, della cultura e della stampa italiana. È un film già visto». È sincero Renzi nel suo spingere le donne o lo fa solo per farsi bello? «Renzi non so quanto sia sincero, ma il governo al 50% femminile è un fatto di cui gli va dato atto». E l' azione della Boldrini è efficace per le donne? Per lei è più un problema essere chiamata presidente piuttosto che se una donna gira con il burqa a Montecitorio... «Ho grande rispetto per il ruolo istituzionale dell' on. Boldrini anche se non condivido la maggior parte delle cose che dice». Pietro Senaldi

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