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Quirinale, accordo Pd-Pdl su Marini

Franco Marini

Troppe resistenze a destra e sinistra contro il "dottor Sottile". Prende quota l'ex presidente del Senato (ma solo nei primi tre turni, altrimenti...)

Andrea Tempestini
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Gialle, fughe di notizie, indiscrezioni. Un quadro complicato in perenne aggiornamento. Le ultime indiscrezioni, poi confermate, arrivavano direttamente da via dell'Umiltà, quartier generale del Pdl: il nome su cui si potrebbe trovare l'accordo dell'ultimo minuto con il Partito democratico è quello di Franco Marini, rappresentante dell'anima cattolica del Pd. Bersani ha poi confermato l'investitura dell'ex Dc (e subito Matteo Renzi e i vendoliani hanno detto che non lo voteranno). Giuliano Amato, il favorito degli ultimi giorni, non ha infatti la garanzia di essere eletto. Troppe le resistenze sul dottor Sottile, che non piace ai vendoliani (significativi gli attacchi di Nichi Vendola al Pd: "Sento odor di inciucio") ma non è gradito nemmeno agli ex Dc e ai Popolari. Amato, nonostante la stima di Silvio Berlusconi, è inviso anche a molte correnti del Pdl: troppo "Casta", troppo vecchio, e poi resta sempre l'uomo della patrimoniale e delle manovre lacrime e sangue. Nei primi tre turni - Così, in questo contesto, si è fatta strada la candidatura di Franco Marini: un nome condiviso che ha tutte le carte in regola per essere eletto, partendo dal fatto che di lui, negli ultimi giorni, si è parlato poco (nella corsa quirinalizia, infatti, è meglio restare sotto traccia). Nei primi tre turni di voto, insomma, Pd e Pdl potrebbero convergere sull'ex presidente del Senato. Contro l'allora presidente del Partito popolare italiano, però, si schierano Matteo Renzi, Matteo Orfini e i giovani turchi e infine Reggi, compatti con tutti gli altri parlamentari che gravitano nell'orbita renziana. Se si arrivasse alla quarta votazione il nome di Marini sarebbe però bruciato (nei primi tre turni servono 672 voti favorevoli) e gli scenari verrebbero stravolti.  Nome da bruciare? - E, conti alla mano, l'elezione di Marini entro le prime tre votazioni appare difficile: secondo i calcoli, al netto dei voti contrari (renziani, M5S, Lega Nord, vendoliani e Fratelli d'Italia) Marini potrebbe raggiungere 687 voti. Una tolleranza di 15 voti: una soglia bassissima considerando i probabili franchi tiratori, che nel segreto dell'urna potrebbero dire "no" all'ex presidente del Popolari europei. Anche nel Pd diverse correnti - i veltroniani e i giovani turchi su tutti - potrebbero votare contro Marini. Insomma, 15 "no" non previsti sono più che probabile. Prende così corpo l'ipotesi che quello di Marini sia un nome da bruciare nei primi tre voti, per poi far rientrare in gioco più Massimo D'Alema che Giuliano Amato, eleggibile con relativa tranquillità dal quarto scrutinio in poi.

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