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Governo, ecco chi a sinistra non vuole Enrico Letta

Emiliano, Vendola, Civati

Andrea Tempestini
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  Il Partito democratico si è ricompattato attorno a Enrico Letta. In teoria. Grandi attestati di stima, roboanti dichiarazioni sulla coesione ritrovata, massima fiducia nel "giovane vecchio". Ma nella nomenclatura democratica c'è già chi si smarca. C'è già chi lavora per far fallire il premierato dell'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio. In Largo del Nazareno - e non solo - c'è una frangia nettamente contraria al governo che sarà. L'ultima, significativa, dichiarazione (in mero ordine cronologico) è quella di Sandro Gozi, prodiano di ferro, che si auspica che questo esecutivo abbia vita breve: "Il nuovo governo deve durare poco. Al massimo sei mesi. Così si può andare al voto tra sette mesi e mezzo". Ospite su Radio2 a Un giorno da Pecora, Gozi torna anche sulla sua astensione all'assemblea di martedì: "Il documento approvato diceva troppo poco. Per esempio potrebbe consentire un governissimo iperpolitico con dentro, magari, la Gelmini e Quagliariello. Per me sarebbe un colpo mortale". Poi rincara: "Mi farebbe molto schifo". Ovvio il rancore nutrito da Gozi e da tutti i prodiani verso il Pd che, pur nel caos, ha condotto Enrico Letta a Palazzo Chigi. Per ottenere questo risultato il crocevia fondamentale è stata l'imboscata quirinalizia a Romano Prodi: caduta la sua testa si sono spalancate le porte a un governissimo che, al di là delle dichiarazioni di facciata, ha una chiara matrice politica. Casa Bindi - Se volessimo usare le parole di Rosy Bindi, più che di "matrice" politica, dovremmo parlare di "caratura". Questa la singolare dizione scelta dalla presidente del Pd nel corso della direzione di martedì. La Bindi, al pari di Gozi, al momento del voto finale si è astenuta. Il motivo? Lei, questa "caratura" politica, proprio non la voleva. L'ambizione della presidentessa era quella di spedire a Palazzo Chigi una sorta di figura terza, non un esponente del Pd: Letta, a suo parere, espone troppo il fianco di un partito in crisi profonda ad altre accuse di "inciucio". Il "niet" di Rosy a Letta era arrivato ancor prima che si capisse che era lui l'uomo buono per la formazione di un governo: "Noi non abbiamo scelto la linea delle larghe intese e credo che sia una strada da non perseguire neanche adesso", affermava solo il 21 febbraio. Poi chiosava: "Letta candidato alla presidenza del Consiglio? Non è questo il momento". Tranchant. Un concetto ribadito in assemblea: "Nulla di personale", spiegava la Bindi. Il problema è proprio quella "caratura" politica che, adesso, è evidentissima. La Bindi forse non lavorerà ai fianchi per un crollo precoce del "giovane" Letta, ma di certo non può essere annoverata tra gli entusiasti di questo esecutivo. Così Civati - Tra chi, per usare un eufemismo, non è "entusista" del governo Letta c'è anche Pippo Civati, che sul suo blog scrive: "Mi dispiace, ma continuo a non essere d'accordo. Soprattutto perché il governo, di ora in ora, si irrobustisce, e il governo di scopo sta diventando un governo di scopone (scientifico). Un governo politicissimo, basato sulla collaborazione Pd-Pdl, senza scadenza, non a caso presieduto dall'ultimo dirigente del Pd che non si è dimesso (perché eletto dall'assemblea, ma non solo). Le cose, dal mio punto di vista, stanno peggiorando". Il sindaco guerriero - Tra gli anti-lettiani, o meglio tra chi combatte il presunto "inciucio" col Pdl, si schiera in prima fila il sindaco di Bari, Michele Emiliano. Il suo pensiero viaggia su twitter: "Nessun accorto tra Pd e Pdl, almeno non ancora. Stiamo a vedere fino alla fine. Se c'è alleanza politica Pd-Pdl non potrò restare". E ancora: "Se fanno accordo politico esclusivo tra Pd e Pdl non sarò il solo ad uscire dal Pd". Quindi l'appello: "Letta formi Governo senza alleanze politiche esclusive tra Pd e Pdl, definisca programma che possa essere votato da tutti, anche da M5S e Sel". Alla luce dei fatti, il sindaco Emiliano, nel Pd, non ci potrà restare: l'alleanza politica tra azzurri e democratici è realtà. Anche l'appello è caduto nel vuoto: quella che sembra profilarsi è un'alleanza esclusiva tra Pd e Pdl, sullo sfondo montiani e Scelta Civica. Il "sentiment" espresso da Emiliano è uguale a quello dei giovani piddini, quelli di #occupypd, l'hashtag che viaggia su twitter e che cinguettio dopo cinguettio demolisce i democratici. Niet-Vendola - Ma il "sentiment" di Emiliano, in particolare, corrisponde a quello di Nichi Vendola. Non era un mistero: il governatore della Puglia, all'intesa con il Pdl, dice no. E straccia l'alleanza con il Partito democartico. "Auguri a Enrico Letta - ha dichiarato Vendola -, ma noi faremo opposizione costruttiva e responsabile a un governo che ha fra i suoi azionisti gli autori dello sfascio, cioè la destra berlusconiana". Nichi aggiunge di essere "soddisfatto" perché da Letta "per la prima volta ho sentito parole critiche sulle politiche di austerità difese in un anno di governo Monti, politiche che hanno devastato l'Italia e l'Europa". Ma la sostanza non cambia: anche Vendola è all'opposizione. Anche l'ex alleato Nichi - come i prodiani, come Emiliano e come molti "franchi tiratori" senza nome - il govero Letta, d'intesa con il Pdl, non lo vuole. Il sentiero del "giovane vecchio", insomma, è già minato.  

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