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Giarda: "Abbiamo sbagliato ad aumentare la pressione fiscale"

L'ex ministro ammette gli errori: "Non dovevamo aumentare la pressione fiscale senza tagliare la spesa pubblica"

Ignazio Stagno
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"E' possibile che abbiamo sbagliato, aumentando troppo le tasse e diminuendo troppo poco la spesa pubblica". Le lacrime da coccodrillo dell'ex ministro Piero Giarda arrivano puntuali dopo i disastri del governo Monti. In un intervento alla Lectio Minghetti IBL a Firenze, l'ex ministro ammette gli errori del passato. Eppure ci voleva poco per capire che aumentando la pressione fiscale e tagliando poco la spesa pubblica il paese sarebbe entrato in recessione. Ma a quanto pare i prof della Bocconi avevano fatto male i conti. Così tutto il peso della crisi è stato scaricato sulle spalle dei contribuenti italiani. Il ministro Giarda fa il mea culpa ma i dati ormai inchiodano l'Italia ad una zavorra fiscale senza precedenti. Nel quarto trimestre del 2012 la pressione fiscale ha raggiunto il livello monstre del 52%. Il che significa, considerato il sommerso, che gli italiani hanno dovuto versare all'erario una quota superiore al 60% dei redditi. Si tratta di un record assoluto. Un dato che ha generato una pesante fuga di capitali verso l'estero. Fuga dei capitali - Tra il 2011 e il 2012 (proprio durante il governo Monti) sono andati fuori dei nostri confini bel 235 miliardi di euro. La stima è del Fondo monetario internazionale e il Prof non può smentire.  Una valanga di denaro che però non ha invaso la Svizzera, come è accaduto spesso in passato. Pure i Paperoni italiani, infatti, stanno dirottando i capitali verso la Città-Stato asiatica come Singapore. Intanto mentre Giarda chiede scusa gli italiani continuano a pagare. A pesare di più sulle tasche è stata l'ultima rata dell'Imu, che da sola, grazie al conguaglio finale con le aliquote maggiorate dai Comuni, ha prodotto un flusso di risorse verso l'erario di 13,5 miliardi. A questi vanno aggiunte le altre sprangate fiscali che Monti&co. ci hanno lasciato in eredità. Scuse tardive - La mazzata arriverà, ancora una volta, sotto Natale. Oltre all'Iva, che senza interventi legislativi, balzerà dal 21 al 22% dal 1 luglio, il peso maggiore arriverà però dalla tassazione sulla casa, in barba alle promesse elettorali di tutte le formazione politiche, che prevedevano la riduzione o l'abolizione delle patrimoniali sulle abitazioni. Se Letta non trova una soluzione a settembre gli italiani torneranno a pagare la tassa sugli immobili voluta fortemente dal Loden. Poi a completre il quadro c'è la Tares, che, tanto per essere chiari, peserà più dell'Imu sulla prima casa. Il balzello si paga in tre rate (maggio, settembre e dicembre) e in media costerà ai contribuenti 305 euro a fronte dei 225 euro medi dell'imposta sull'abitazione. Insomma Giarda può pure dire "abbiamo sbagliato". Ma i danni, quelli alle tasche degli italiani, ormai sono irreparabili. Grazie Prof. (I.S)

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