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Sfiducia, Letta: "Alfano non c'entra nulla, chiara estraneità del ministro"

Il voto a palazzo Madama non riserva sorprese: il titolare del Viminale resta nella squadra di governo. Malumori nel Pd. Casson: "Voto solo per spirito di partito"

Ignazio Stagno
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Angelino Alfano resta al suo posto. Il voto al Senato sulla mozione di fiducia presentata dal Movimento Cinque Stelle e da Sel è un flop annunciato. Il ministro degli interni raccoglie l'appoggio della maggioranza e una ferma difesa da parte del premier Enrico Letta. "Vogliamo evitare nuove inammissibili pressioni da parte di qualsiasi diplomatico straniero. E' inaudito il comportamento dell'ambasciatore. Il ministro Bonino esprimerà il doppio sconcerto italiano. Dalla relazione del capo della Polizia Alessandro Pansa emerge una chiara estraneità del governo e del ministro Alfano. L'espulsione di Alma Shalabayeva è motivo di imbarazzo e discredito", ha detto Letta. "Al Parlamento ho riferito sempre tutto. È una vicenda dolorosa, è un motivo di imbarazzo e di discredito", ammette Enrico Letta nel suo intervento in cui difende il suo vicepremier e ripete: "Emerge chiaro il non coinvolgimento del ministro Alfano". Il governo dunque non rischia. Il premier si schiera dalla parte del ministro e blinda di fatto l'esecutivo. Non sono un debole - Poi Letta aggiunge: In un'epoca in cui dominano le urla e gli insulti dico ai senatori e agli italiani che credono nel nostro progetto che devono avere fiducia nella mia determinazione. C'è un rumore di sottofondo troppo strumentale, una bandiera politica facile da sventolare", c'è chi fa polemica solo per dare "un'immagine dell'Italia di uno stato precario, come se la colpa fosse sempre di altri e il Paese fosse irriformabile. È un racconto che non mi appartiene. I problemi li affrontiamo come dentro una casa di vetro senza sconti né scorciatoie. Non vorrei che su di me si commettesse un errore di valutazione: che la mia buona educazione venisse scambiata per debolezza". Protesta grillina -  In aula comunque non sono mancati i malumori. Soprattutto quelli del M5S: "Non è un atto politico, ma un atto per dare dignità al nostro Paese, perché la barbarie non può albergare nel nostro Paese", ha spiegato in aula il senatore M5S Mario Giarrusso. E ha aggiunto: "Il regime kazako praticava sistematicamente ritorsione ai danni delle famiglie degli oppositori politici" e chiedeva "all'Unione europea e agli stati membri di cercare garanzie per giornalisti, oppositori e le loro famiglie". Crisi Pd - Infine è scoppiata anche durante il dibattito in aula la grana Pd. Il voto sulla sfiducia ad Alfano i democratici hanno rischiato una drammatica spaccatura, soprattutto la scissione della corrente renziana che voleva la testa del ministro. Così il falco dem, Felice Casson, nel suo intervento ha sottolineato la crisi del suo partito e ha attaccato Alfano: "Nessuno può fare lo struzzo, le ombre sono ancora tante e chiedo, chiediamo, la verità. Solo il vincolo di partito mi impone di votare contro la mozione di sfiducia. Quousque tandem...Se una persona a torto o a ragione viene accusata, come può essere responsabile di una indagine su se stessa? Mi dica l'oste quanto è buono il suo vino... Non si può scaricare tutto sui sottoposti". (I.S.)  

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