Cerca
Logo
Cerca
+

Pdl, annullato il vertice di venerdì

Silvio Berlusconi

Andrea Tempestini
  • a
  • a
  • a

Dopo la giornata dei falchi e i titoli dei giornali sulla prossima, imminente, fine del governo Letta, ecco la ventiquattrore delle colombe del Pdl: oggi, mercoledì 4 settembre, i "governisti" hanno vinto il quotidiano duello all'interno del partito. Tanto da far annullare in extremis l'ufficio di presidenza azzurro, previsto per venerdì pomeriggio, nel quale secondo le indiscrezioni sarebbe stata decisa la fine del governo delle larghe intese con le dimissioni di massa dei ministri dovute alla prossima e probabile decadenza di Silvio Berlusconi. Lo stop - Fonti del Pdl spiegano che è stato il Cavaliere in persona a stoppare la convocazione della riunione del parlamentino azzurro dopo vari e frenetici contatti con i vertici del partito. In prima linea nel tentativo di calmare le acque Angelino Alfano. L'annullamento del vertice è stato anche "facilitato" dal fatto che una convocazione formale, di fatto, non era ancora arrivata. Ma Berlusconi non ha sotterrato l'ascia di guerra. Anzi. La crisi di governo resta ben presente sullo sfondo, sempre più vicina. Le stesse fonti del Pdl spiegano che il leader è sempre più convinto che sia il Pd sia Giorgio Napolitano abbiano come unico obiettivo quello di "prolungargli l'agonia", allungando i tempi per scongiurare la crisi di governo e chiudere definitivamente la finestra che consentirebbe di andare al voto in autunno (la deadline scatta alla metà di ottobre: da quel moento, pur mandando a casa Letta, non si potrebbe tornare alle urne prima di fine anno). Le pressioni - Così, in parallelo - mentre Letta dà sfoggio di ottimismo e, secondo alcune indiscrezioni, prepara un piano B per resistere alla crisi -, nonostante la piccola tregua, i falchi continuano a fare pressione su Berlusconi per far cadere l'esecutivo e tornare subito al voto. Anche il Cav è convinto di giocarsi la partita della vita: "Non ho più nulla da perdere se non la mia libertà, qui è in gioco la mia vita personale, il mio destino, ma anche la mia storia", si sarebbe sfogato con i suoi. L'ex premier non vuole chiudere la sua carriera politica con l'esilio, arresti o servizi sociali che siano, e l'impossibilità di ricandidarsi. Insomma, nonostante i tentennamenti e i dubbi, il destino del governo Letta pare comunque segnato: la "vittoria" delle colombe azzurre potrebbe essere in grado soltanto di ritardare il crollo delle larghe intese di qualche giorno.  I sospetti - Berlusconi, inoltre, non si fida più di Napolitano e la speranza di un intervento favorevole del Capo dello Stato è ridotta al lumicino. Tanto più dopo che, riferiscono fonti pidielline anche se non vi è alcuna conferma ufficiale, dal Colle sarebbe arrivato un segnale netto di chiusura, lasciando filtrare chiaramente che qualsiasi richiesta di incontro al Quirinale in questo momento non sarebbe stata accolta. Nel Pdl c'è chi sostiene che Gianni Letta avrebbe messo in atto oggi l'ultimo tentativo di mediazione con il Colle, ma si sarebbe trovato di fronte un muro. Non solo. Alcuni pidiellini riferiscono che dal Quirinale il messaggio è stato molto chiaro: se cade il governo il Capo dello Stato potrebbe dimettersi il giorno dopo.  

Dai blog