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Giunta, dopo il blitz di Pd e M5S la furia Pdl: "Cade il governo"

Silvio Berlusconi ed Enrico Letta

Andrea Tempestini
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Il lavoro nella Giunta del Senato che deve decidere sulla decadenza di Silvio Berlusconi inizia nel peggiore dei modi: prima lo scontro tra Felice Casson del Pd ed Andrea Augello del Pdl. Quindi l'accelerata impressa dai democratici, che insieme al M5S hanno chiesto il voto unico sulle pregiudiziali presentate dagli azzurri. Vogliono votare già oggi, martedì 10 settembre, e il presidente vendoliano della Giunta, Dario Stefano, ha spiegato: "Credo di sì. Credo che i tempi ci siano". Il quadro è chiaro, l'ordine partito da Largo del Nazareno altrettanto: far fuori il Cavaliere. Il Pdl, da par suo, cerca di dilatare i tempi. Tutto ruota attorno alle tre pregiudiziali di costituzionalità sulla Severino presentate dal relatore azzurro, Andrea Augello, che chiede un ricorso interpretativo alla Corte di Giustizia Ue. "Il governo cade" - I democratici hanno ottenuto che il voto sulle pregiudiziali equivalga al voto sull'intera relazione (la lettura del documento di Augello ha preso tutto il pomeriggio; la Giunta è stata aggiornata al giorno successivo alle 20, dove con tutta probabilità si arriverà al voto). Pd e M5S premevano per procedere a oltranza fino al voto, che invece slitta di qualche ora. Il futuro del governo è legato a doppio filo a questa partita. E l'esecutivo delle larghe intese pare a un passo dal crollo. Renato Schifani non usa giri di parole: "Dalla giunta provengono segnali di un muro contro muro. Un inaccettabile atteggiamento da parte del Pd e del Movimento 5 Stelle che addirittura intendono votare entro domani contro le pregiudiziali approfondite e dettagliate formulate dal relatore. Se dovesse succedere questo - avverte Schifani - non credo che si potrebbe più parlare di maggioranza a sostegno del governo". "Finisce male" - Già quando la giunta era corso, dopo la presa di posizione di Casson e la svolta sulle pregiudiziali, un duro commento era arrivato dall'insolitamente dura Maria Stella Gelmini. Il pensiero viaggiava su Twitter: "Spero che il custode e l'interprete del diritto per il Pd non sia Casson o finisce male...". Il governo, nonostante le convinzioni espresse dal premier Enrico Letta poche ore fa ("L'esecutivo non cadrà"), sembra davvero appeso a un filo. Governo ko? - La linea del Pdl, d'altronde, è chiara da giorni. A ribadirla, sempre mentre la Giunta era riunita, ci ha pensato il falco Renato Brunetta: "Se il Partito democratico pensa di usare retroattivamente la legge Severino per far fuori il senatore Berlusconi si sbaglia di grosso. Non farà fuori il senatore Berlusconi ma farà fuori il governo Letta". E poiché i numeri lasciano intendere che, in Giunta, la spunterà la tesi secondo la quale la Severino non è retroattiva i giochi sembrano fatti. Parole al vento - Inutili, dunque, le dichiarazioni degli azzurri. Barbara Saltamartini si era augurata che "la Giunta, nella sua autonomia, sappia affrontare con la dovuta serietà e con serenità la delicata questione che si snoda attorno a Berlusconi". Sandro Bondi, da par suo, aveva intuito che lo scenario è ostile, molto ostile: "Sta diventando sempre più insostenibile e incomprensibile la chiusura del Pd di fronte a tutte le proposte ragionevoli che vengono avanzate da esponenti politici coscienziosi e giuristi autorevoli, che suggeriscono un vero approfondimento di questioni controverse".

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