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Enrico Mentana: "Da abolire le Regioni a statuto speciale"

Matteo Legnani
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Se passate a Desenzano, sulla riva bresciana del lago di Garda, tutti vi raccontano come lì davanti alle stesse acque la vita di chi lavora e intraprende sia assai più facile a Riva, paese trentino dall' altra parte del lago. Per un motivo semplice: la vita che si può fare da quelle parti è simile, il turismo è gran risorsa. Ma il paese del Trentino gode di tutti i vantaggi dello statuto speciale, quello del Bresciano no. Pensandoci, Enrico Mentana, direttore del Tg La7, ha esordito così in un lungo post su Facebook: "Si fa una gran confusione tra quel che succede in Catalogna e i prossimi referendum del 22 ottobre in Lombardia e Veneto. Su questi ultimi credo - al di là degli interessi contingenti delle forze politiche - che sarebbe utile per il paese una vittoria del sì. Avrebbe un valore non vincolante, ma significativo". Un outing inatteso e assai gradito dai governatori della Lombardia e del Veneto, in piena campagna elettorale per il sì consultivo alla autonomia delle due regioni. La scelta di Mentana ha ovviamente fatto discutere molto chi ha letto l' outing, anche se il suo ragionamento è un po' diverso da quello dei sostenitori del sì referendario. "Sono partito da quel che accadeva sul lago di Garda", spiega il direttore del Tg La7 in questa intervista a Libero, "perché non ha più senso che ci sia differenza quasi al confine fra chi vive in Friuli e chi in Veneto, chi vive in Trentino e chi in Lombardia...". Quindi più che dare uno statuto speciale a Lombardia e Veneto, la proposta è quella di toglierlo agli altri? «Da anni mi batto contro le regioni a statuto speciale. Hanno avuto un senso storico, che ora non c' è più. Un conto è quando una era regione di frontiera e davanti aveva il comunismo, o c' erano appena state le divisioni di guerra, e per questo bisognava garantire il bilinguismo. Ma adesso che siamo parte di uno stesso territorio europeo multilingue e abbiamo le stesse regole su importazioni, esportazioni e in parte anche di macro-tassazione, non hanno alcun senso di esistere le regioni a statuto speciale... Un senso l' hanno di sicuro per chi vi abita... "Esistono per alimentare i carrozzoni di cui anche voi spesso avete raccontato e le differenze fra cittadini all' interno dello stesso Stato. E allora per livellare quelle differenze ci sono due soluzioni possibili. Visto che quelle regioni riportano a casa il 90% del gettito fiscale, o si abbassa quella percentuale al livello concesso alle altre regioni, o si alza il livello degli altri in modo che tutti abbiano parità di condizioni". Questa seconda mi sembra piaccia di più a Roberto Maroni e Luca Zaia. E non solo a loro. "Certo la parità deve tenere conto anche del merito della buona ed efficiente amministrazione. Già le regioni a statuto speciale oggi sono diversissime fra loro, con la Sicilia che fa carne di porco un po' con tutto e la Sardegna dove ci sono condizioni obiettive di difficoltà (è isolata davvero, ed è povera visto che tutte le ricchezze sono in mano a stranieri). Ma anche le regioni ordinarie non sono tutte uguali, con enormi squilibri fra loro sulla sanità, l' equilibrio dei conti etc... Semplicemente oggi non esiste un criterio per questa disparità, o esiste ed è insensato. Come se si compilasse una classifica di squadre di calcio che prescinda del tutto dai punteggi, dai pareggi, dalle vittorie e dalle sconfitte. Tutte insensatezze, e alcune più di altre". Quali più di altre? "Sei insensatezze: le cinque regioni a statuto speciale, e lo statuto di Roma capitale. Quest' ultimo - complice la divaricazione politica - si sta cucinando in questo momento per vari motivi. Un paese è normale solo se hanno stessi doveri e stesse chances un cittadino di Trento, di Verona, di Milano, di Palermo o di Roma. La vittoria dei sì al referendum dà forza politica per ristabilire questa parità di condizioni. Bisognerà redistribuire quel che viene concesso in più alle regioni a statuto ordinario anche alle regioni più virtuose nell' amministrazione". Opporranno le ragioni storiche per l' autonomia speciale di trentini, friulani o siciliani vari. «Noi due che abbiamo una certa età le sappiamo, certo. Ma un giovane di oggi, che è cittadino d' Europa, non le capisce proprio. Siamo nel 2017, e queste ragioni ormai servono soltanto come paravento per i privilegi E la giustizia e l' equità sono norme costituzionali che arrivano prima di quelle che tutelano queste autonomie». di Franco Bechis

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