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Luigi Bisignani, i generali e le nomine al ministero: "La manina di Mario Draghi, il grande manovratore"

Andrea Tempestini
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Quando si parla di nomine, poltrone e potere, è cosa buona e giusta dare ascolto a Luigi Bisignani, l'uomo che sussurrava ai potenti, colui che tutto - o quasi - sa. Le ultime "soffiate" corrono sulla prima pagina de Il Tempo, in una lettera al direttore in cui esordisce ricordando che "i generali in Italia l'unica guerra che sanno davvero fare è quella tra loro quando si avvicina il momento delle nomine per posti che regalano ormai poca gloria e molti rischi". Nel dettaglio, Bisignani si riferisce alla norma, definita "ridicola, varata del governo "nel decreto fiscale sui limiti di durata delle cariche, voluta dal comparto della Difesa per assecondare qualche amico e allontanare chi non è più gradito. Tre anni non di più", ricorda Bisignani, secondo il quale ora "la partita si gioca nei luoghi dove si esercita il potere vero, quello del denaro al Mef", il ministero dell'Economia e delle finanze. Bisignani rivela che si lavora per "prorogare il Ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco, un gentile economista della Banca d'Italia catapultato a controllare senza esperienza, i conti dello Stato". Per approfondire leggi anche: Bisignani, l'inquietante profezia sul prossimo premier E, dietro le quinte, è iniziato il lavorio per evitare il reiterarsi della nomina. In particolare "scalpitano due interni: Alessandra Dal Verme, imparentata Gentiloni", e "Biagio Mazzotta, l'equilibrista delle coperture di bilancio". I due, in lotta tra loro, rivendicano il posto per un interno. Bisignani, però, è sicuro: "Rimarrà Franco". E "lo stesso - continua - avverrà per il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, con l'aiutino di Mattarella, per evitare che a Renzi venga in mente di piazzare qualcuno pescato dalle parti di Rignano". L'uomo che sussurrava ai potenti lascia trasparire tutta la sua sfiducia, mettendo in luce l'inadeguatezza di nomi e nomine. Infatti, riprende: "Per non parlare di Alessandro Rivera, che si sarebbe dovuto occupare con più efficienza di banche, o Antonino Turicchi, di partecipate e l'onnipresente Antimo Prosperi promosso al Consiglio di Stato ma ancora presente in forze al Mef". Ma il carico da novanta lo piazza nella chiusa alla lettera, dopo essersi chiesto, retoricamente: "Ma qualcuno che sappia davvero di conti pubblici, credito e industrie non si trova mai?". Ed eccolo, il carico da novanta: "Pare che chi tifa per un Mef e una Banca d'Italia che non diano problemi sia proprio Mario Draghi da Francoforte. Come dire, non disturbate il manovratore", conclude. E chi ha orecchie per intendere, intenda.

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