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D'Alimonte, il massimo esperto di leggi elettorali d'Italia: "Vi spiego chi vincerà e chi perderà a marzo"

Giulio Bucchi
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Roberto D'Alimonte, professore alla Luiss e massimo esperto italiano di sistemi elettorali, non gronda entusiasmo per il cosiddetto "Rosatellum". Ma riconosce che è pur sempre un miglioramento rispetto al "grande caos" generato dalla Corte Costituzionale. E avverte: senza la Lega e senza Mdp sarà quasi impossibile avere i numeri per un governo di larghe intese. Cosa ha questa legge che non va?  «Non è quella di cui ha bisogno il paese. Al paese serve una legge che favorisca la formazione di maggioranze di governo. Viste le condizioni in cui sono i partiti, questo significa un sistema fortemente maggioritario oppure un sistema a due turni. Detto questo...». Detto questo?  «Il Rosatellum è migliore delle due leggi in vigore. Ci fa fare un passettino avanti rispetto al pasticcio creato dalla Consulta con le sue sentenze». In realtà la nuova legge è messa sotto accusa per un altro motivo: è senza preferenze e perpetua i nominati.  «Non amo le preferenze. Credo che oggi, in Italia, esse introducano più problemi che vantaggi. Un dato dovrebbe fare riflettere: nelle ultime elezioni regionali, in Lombardia, solo il 14% di coloro che sono andati a votare ha usato il voto di preferenza. In Basilicata e in Calabria, invece, le preferenze sono state indicate dall' ottanta per cento dei votanti. Chiedo: il voto di preferenza è lo strumento del voto di opinione o è lo strumento di qualcos' altro? E non penso solo alle regioni del Sud, ma anche alla Lombardia». Quale è il problema con la Lombardia?  «La composizione del consiglio regionale lombardo è stata decisa solo dal 14% dei votanti, l' 86% ha delegato la scelta agli altri. E quando a usare il voto di preferenza è una minoranza così bassa, c' è spazio per manipolazioni e infiltrazioni. Aggiungo che il voto di preferenza aumenta in modo drammatico il costo delle campagne elettorali. E questo in un paese nel quale non c' è più il finanziamento pubblico dei partiti e c' è una legge, per quanto discutibile, che vieta il voto di scambio». In ogni caso, la notte delle elezioni non sapremo chi governerà il Paese.  «Infatti. È il motivo per cui preferisco i sistemi elettorali a due turni. Cosa c' è di più democratico che fare votare gli elettori due volte?». Larghe intese inevitabili?  «Assolutamente sì. Sarà questo l' esito certo delle prossime elezioni e lo sarebbe stato anche con le regole disegnate dalla Consulta. Con una conseguenza paradossale». Quale?  «A questo punto, anche chi non ha simpatie per Silvio Berlusconi deve augurarsi che Forza Italia vada bene quanto basta da poter portare al tavolo un pacchetto di seggi che renda possibile la nascita di una maggioranza, con l' aggiunta magari di qualche formazione di centro». Le prime simulazioni dicono che i numeri non ci sarebbero comunque.  «In questo caso mi chiedo come si potrà fare il governo. Con chi? Cosa succederà? Berlusconi riuscirà a convincere Salvini ad entrare in un esecutivo in cui c' è il Pd? Renzi proverà a portare Bersani in una coalizione in cui c' è anche Berlusconi?». Le ritiene ipotesi credibili?  «No. Ma lei capisce che se ci stiamo ponendo queste domande il problema è serio».  Berlusconi ha due forni a disposizione: il centrodestra e l' alleanza con Renzi. Salvini no, eppure ha votato una legge che minaccia di relegare la Lega all' opposizione. Come se lo spiega?  «Secondo me pensa di essere talmente forte, nella trattativa con Berlusconi, da riuscire a strappare gran parte dei seggi nei collegi del Settentrione. Spera, credo, di ripetere quello che fece Bossi nel 1994, quando Berlusconi, pur di stringere l' alleanza con lui, concesse alla Lega la stragrande maggioranza dei candidati comuni del Polo delle Libertà nei collegi uninominali del Nord». Il referendum per l' autonomia che si voterà la prossima domenica è il trampolino giusto per lanciare la Lega?  «Ho qualche dubbio, perché questo non è il referendum della Lega di Salvini. È il referendum della Lega lombarda e di quella veneta, di Maroni e di Zaia. Il progetto di Salvini è trasformare la Lega in una sorta di Front National italiano, utilizzando i temi tipici della destra europea di oggi. A Maroni e Zaia, invece, interessa solo la Lega alleata con Berlusconi al Nord, in modo che possano continuare a governare le loro regioni. Credo che Salvini abbia faticato ad accettare il referendum, perché mette il suo progetto in difficoltà». Chi ci guadagna, alla fine, con la nuova legge elettorale?  «Probabilmente al Nord essa penalizza un po' il Movimento 5 Stelle e avvantaggia la Lega e Forza Italia. Più la Lega, se la trattativa per le candidature andrà come spera Salvini. Il Sud, invece, è una vera incognita. Il Mezzogiorno oggi è il punto di forza del M5S, che qui potrebbe recuperare tutti i seggi che perde al Nord, se Forza Italia e Fratelli d' Italia non terranno le posizioni. Si capirà qualcosa di più dopo le elezioni siciliane, vediamo come finisce lì la sfida tra Cinque Stelle e Forza Italia». Anche il Rosatellum pare destinato a finire davanti alla Consulta. Secondo lei è incostituzionale pure questa legge?  «Sono contrario allo sport italiano di invocare l' incostituzionalità di ogni norma sgradita. Però, visto l' andazzo che la Consulta ha creato accettando di giudicare le leggi elettorali, immagino che l' avvocato Besostri solleverà la questione del trasferimento automatico, pro quota, alle liste che li appoggiano, dei voti dati ai soli candidati nei collegi. E credo che invocherà anche l' incostituzionalità dell' altro meccanismo, per cui l' elettore che vota Forza Italia al proporzionale vede il suo voto trasferito al candidato comune nel collegio, il quale magari è un leghista che l' elettore non ha alcuna intenzione di votare. Non sto dicendo che queste norme sono incostituzionali, sto dicendo che esse offrono lo spunto per ricorrere ancora una volta alla Corte e creare nuova incertezza e nuovo disordine nelle nostre istituzioni. E la responsabilità di questo è tutta dei giudici costituzionali». di Fausto Carioti

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