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Silvio Berlusconi indagato per mafia? C'è lo zampino del pm Di Matteo, vicino al M5s

Giovanni Ruggiero
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Dietro le nuove - quanto vecchie - accuse contro Silvio Berlusconi e i suoi presunti coinvolgimenti nelle stragi mafiose del 1993 c'è lo zampino del magistrato antimafia più famoso d'Italia, cioè Nino Di Matteo, oggi alla procura di Palermo. L'input che ha portato alle ultime indagini a Firenze sull'ex premier è partito dal pm che, guarda caso, ha espresso senza remore tutta la sua vicinanza e simpatia per il Movimento cinque stelle. E chissà quanto sia un caso la tempistica di quanto avvenuto. A cominciare dalla pubblicazione delle indiscrezioni sull'intercettazione del boss Graviano, proprio un giorno prima dell'arrivo di Berlusconi a Palermo per le elezioni regionali. Elezioni nella quali i grillini speravano di sparigliare le carte, ma si ritrovano in svantaggio nei sondaggi rispetto, per esempio, a Forza Italia. Tutte fortuite coincidenze, non c'è dubbio. Il legame tra Di Matteo e M5S, ricorda Il Giornale, non è teoria da complottisti, come si è rivelato finora il processo sulla Trattativa Stato-mafia, nel quale Di Matteo è il pm. Sempre lui è stato tra i più entusiasti stimatori del codice etico grillino, partecipando poi con il collega Piercamillo Davigo a una serie di incontri pubblici organizzati dai grillini. E sempre il suo nome rimbalza da tempo su siti e quotidiani come il prescelto per guidare il Viminale in un possibile governo pentastellato. A lui sarebbe stata offerta anche la candidatura a governatore della Sicilia, gentilmente declinata. Che il futuro di Di Matteo sia la politica, lo riportano da più parti. Lui stesso aveva sentenziato che non c'è niente di male se un magistrato si impegna in politica, ma quella decisione deve essere "definitiva". Ecco, non sarebbe un errore prendere una decisione definitiva anche per il pm antimafia, sgombrando il campo da fastidiosi dubbi sulla direzione delle indagini che porta avanti, per esempio contro futuri avversari politici.

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