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Pd, il retroscena clamoroso: le manovre per rinviare le elezioni

Giulio Bucchi
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Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha promulgato il Rosatellum. Tutto pronto, dunque, per il ritorno alle urne a marzo. E invece no, perché il Pd sta cucinando un golpettino. Secondo quanto riferisce Francesco Verderami nel suo retroscena sul Corriere della Sera, la tentazione dentro il partito di Matteo Renzi è quello di fare pressioni per allungare la legislatura ormai morente e rinviare le elezioni all'ultima scadenza utile, a maggio 2018. Motivo? Prendere tempo, guadagnare altri due mesi per trovare al quadra e mettere in piedi alla bell'e meglio una coalizione in grado di contrapporsi al centrodestra e al Movimento 5 Stelle. I sondaggi danno il Pd in quota stabile tra il 25% e il 26%, ma con l'acqua alla gola perché costretto proprio dalla legge elettorale a cercarsi alleati al centro (Alfano) e a sinistra, dall'ectoplasma Pisapia ai nemici giurati di Mdp. Non a caso proprio Renzi ieri ha aperto ufficialmente le trattative, parlando direttamente di "coalizione" e addirittura di "primarie se necessario". Tra i grandi sostenitori dello slittamento del voto ci sono gli orlandiani, e forse qui nasce l'inghippo: sul tavolo il ministro della Giustizia ha posto anche la questione della leadership e della candidatura a premier del segretario. "Ne riparliamo dopo le elezioni siciliane", ha detto lo stesso Andrea Orlando a RepubblicaTv. Elezioni che potrebbero finire molto, molto male per il Pd e che potrebbero condurre a un nuovo assalto al grande sconfitto Renzi. Ed ecco che quei due mesi in più potrebbero servire come il pane per riorganizzare non più una coalizione, ma un partito travolto dagli eventi.

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