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Marco Minniti, il Pd dopo la batosta in Sicilia pensa a lui come candidato premier

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Matteo Legnani
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"Allargare la coalizione" e "trovare una figura capace di unire la coalizione". Sono queste le parole d'ordine dentro il Pd dopo la "scoppola" presa dal partito alle elezioni regionali siciliane. I dem, dopo mesi di sondaggi che li vedevano sempre più in difficoltà, si sono resi conto che restando quelli che sono oggi, nella primavera 2018 non potranno mai vincere le politiche. E corrono ai ripari. Poi c'è l'altro aspetto, quello tutt'altro che secondario del candidato premier. Matteo Renzi continua a intestarsi il ruolo, ma appare ormai sempre più superato dagli eventi. E così, se qualcuno fa il nome di Gentiloni come garanzia di continuità, altri si spingono oltre e guardano, come riporta oggi il quotidiano La Repubblica, a un candidato più osé. Che potrebbe avere uno sponsor d'eccezione in Walter Veltroni, padre spirituale (in quanto fondatore) del Pd, dal quale in molti adesso si attendono un segnale, una presa di posizione, una indicazione nel momento più difficile del partito dal momento della sua nascita. L'uomo della svolta potrebbe essere uno che, fino a quando non s'è messo a straparlare di ius soli, piaceva un po' anche a destra per quel suo rigore da "sceriffo": ovvero il ministro dell'Interno Marco Minniti, che quest'estate s'è preso le prime pagine di tutti i giornali per le sue misure anti-sbarchi e che in un recente sondaggio di ipr Marketing risultava di gran lunga il più popolare tra i leader del Partito democratico.

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