I numeri e la verità

Paolo Becchi e il sondaggio di Nando Pagnoncelli: "Non fidatevi, il centrodestra può avere la maggioranza assoluta"

Andrea Tempestini

Il Corriere della Sera ha pubblicato sabato un sondaggio dell'Istituto di statistica Ipsos - diretto da Nando Pagnoncelli - dal quale emerge che, col nuovo sistema elettorale denominato Rosatellum, nessuno avrà la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento dopo le prossime elezioni politiche. Pagnoncelli non tiene conto però degli effetti scaturenti dall'assenza del voto disgiunto. Col Rosatellum l'elettore che intendesse esprimere il suo voto solo nei confronti del candidato del collegio uninominale, vedrà automaticamente estendere la sua scelta anche in favore della lista o delle liste collegate nei collegi plurinominali. E viceversa: il voto espresso solo nei confronti di una delle liste dei collegi plurinominali, verrà automaticamente attribuito anche al candidato del collegio uninominale collegato. Ciò produce un dirompente "effetto-traino": se la coalizione di centrodestra ottenesse nei collegi plurinominali circa il 40% dei voti su scala nazionale (circostanza probabile visto il risultato siciliano), ciò implicherà la vittoria dei candidati della coalizione di centrodestra nella stragrande maggioranza dei collegi uninominali, lì dove è sufficiente ottenere un solo voto in più degli altri per vedersi attribuire il seggio. Infatti il 40% dei voti ottenuti nei collegi plurinominali si riverserà interamente in gran parte dei collegi uninominali, determinando la vittoria del centrodestra in circa il 70% degli uninominali (circa 160 seggi, ai quali ne vanno aggiunti altrettanti - o poco meno - per quel che riguarda la quota proporzionale). Ciò porterà il centrodestra a raggiungere, seppur a pelo, la maggioranza assoluta dei seggi anche grazie a quelli attribuiti nelle circoscrizioni Estero e un residuo minimale di seggi derivanti dalle liste presentatesi singolarmente che non raggiungessero la soglia di sbarramento del 3% su base nazionale (nei collegi plurinominali). E ricordiamoci che siamo in un sistema politico-elettorale tripolare, se non addirittura quadripolare a seconda di cosa farà il partito di Bersani e D'Alema. In un sistema così frammentato e con una legge elettorale che non prevede il voto disgiunto, chi ottiene il 40% nei collegi plurinominali fa da piglia-tutto in quelli uninominali. E se Bersani dovesse non correre in coalizione con Renzi, al centrodestra potrebbe bastare anche il 37-38%. Certi sondaggi dovrebbero essere presi con le pinze. Non dimentichiamo i sondaggi e gli exit-pool diffusi dai grandi istituti di statistica alle elezioni politiche del 2006 e del 2013: addirittura 6-8 punti di vantaggio per il centrosinistra a due ore dalla chiusura delle urne per poi vedere un sostanziale pareggio nei dati reali. E che dire delle elezioni regionali siciliane di pochi giorni fa? Tutti gli istituti di statistica davano un sostanziale pareggio a urne chiuse e una vittoria al fotofinish per Musumeci a spoglio iniziato da due ore; dati clamorosamente smentiti a spoglio completato con il candidato di centrodestra avanti di addirittura cinque punti su quello pentastellato. di Paolo Becchi e Giuseppe Palma